Inter e Lazio, due stili e due realtà diverse

Inter schierata contro il razzismo e l’idiozia, Lazio minimizza

I club di Inter e Lazio alle prese con razzismo e antisemitismo, ma le risposte sono diversissime e corrispondono a due identità lontanissime, da una parte l’Inter, dall’altra la Lazio

Chiariamo subito una cosa, a scanso di equivoci, qui nessuno demonizza l’intero mondo ultras o tutti i frequentatori delle curve, perchè spesso sentiamo parlare di “benpensanti” e “ipocriti” o peggio ancora di “strumentalizzazioni” nei confronti di chi si oppone a certi cori, quando invece l’ipocrisia è di chi si nasconde dietro la goliardìa e la strumentalizzazione politica è di chi usa i club per fare questi cori. Perchè di strumentalizzazione politica si tratta, anche se c’è chi non capisce per ignoranza o fa finta di non capire. D’altronde se non si deve demonizzare il mondo ultras non bisogna nemmeno rendersi ridicoli come fanno certi politici dipingendo una sorta di mondo di Boy-scout delle curve che esiste solo nelle loro teste.

Internazionale Milano e SS Lazio sono alle prese con le manifestazioni di una parte delle rispettive tifoserìe, con cori come “milanisti ebrei” e dall’altra “romanisti ebrei”, ululati razzisti verso giocatori di pelle nera, i quali accomunano i gruppi organizzati di tutte e due le squadre che si riconoscono nella mentalità ultras.

Non siamo tutti uguali però e allora le reazioni dei club corrispondono a due diversissime identità. Da una parte la squadra dei fratelli del mondo, che ha reagito senza ambiguità (LEGGI QUI).

Ma dall’altra le arrampicate sugli specchi del club di Lotito, nelle vesti del suo portavoce Diaconale, che arriva dire che
“Faccio parte del 98% di coloro che questi cori non li ha sentiti. La società condanna qualsiasi coro razzista ed antisemita, ma bisogna valutare le dimensioni del fenomeno. Credo ci sia una forma di psicosi nei confronti di episodi minoritari ed inesistenti.”

A parte che minoritari non vuol dire nulla, perchè per sentire un coro bastano 500 persone che lo cantano, a parte che tutti sanno che si tratta di una minoranza, ma nemmeno di quattro gatti però, ma perchè non condannarli senza panegirici da azzeccagarbugli, come ha fatto l’Inter, che prendendo una decisione coraggiosa e impopolare ha scelto di non fare ricorso contro la squalifica totale dello stadio?

Viviamo in un calcio e in una realtà fatta di polemiche continue, ma da dove nascono le polemiche? Da un senso innato di giustizia assoluta, di giustizialismo da parte di chi non vuole capire che a volte le classi dirigenti devono scegliere non ciò che è giusto o sbagliato, ma ciò che è prioritario e meno prioritario, oppure il male minore rispetto al male maggiore. Perciò è chiaro che la chiusura di tutto lo stadio è in termini assoluti ingiusta, ma di fronte alla necessità di dare un segnale privo di ambiguità si è scelto quest’ultima priorità, anche a causa di chi ha provato a strumentalizzare politicamente la vicenda. Il problema è che spesso chi rappresenta le classi dirigenti non si comporta da tale, ma si sottomette al plebeismo, ma per fortuna non è stato il caso dell’Inter, squadra da sempre rappresentante di una cultura alta e di una diversità rispetto agli altri club.

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