L’Inter ha vinto lo scudetto perchè..
Michael J Fox negli anni 80 interpretò il film dal titolo “il segreto del mio successo”, la storia di un ragazzo di campagna che va a New York a cercare fortuna. Un grande successo cinematografico, un po’ dimenticato, come lo stesso attore americano negli anni, d’altra parte. Ma quale è il segreto del successo di questa Inter vincente e scudettata?
Come ha detto il direttore Marotta, alle fondamenta c’è un nucleo di base di giocatori italiani, dove per italiani non s’intende necessariamente di nascita, ma radicati. Infatti l’Inter del Triplete non era composta in larga misura da players tricolori, anzi per nulla, ma erano italiani per integrazione, perchè da tanti anni calcavano i campi della penisola e sapevano cosa vuol dire giocare su questi terreni e vinsero tutto. In questo caso però abbiamo anche tanti italiani e lombardi di nascita. Mentre tutte le altre squadre di serie A sono infarcite di stranieri.
Un altro aspetto del segreto del successo della Beneamata sta nell’allenatore, che non è stato un cattivo imitatore di Mourinho come tanti che si sono susseguiti negli anni dieci, ma è stato sè stesso. Mai una polemica, scarpe senza sassolini, nessuna retorica da soli contro tutti, solo serenità, cielo blue e stellato e poi soprattutto innovazione calcistica, riprendendo il lavoro di Antonio Conte, a cui dobbiamo un ringraziamento. Inzaghi perciò ha portato il 3-5-2 contiano ad un livello superiore e moderno, difatti il cosidetto braccetto è arrivato a fare l’ala sul fondo, l’esterno la punta d’area addirittura anche sull’altro lato, le mezz’ale invece sono state il raccordo, il pendolo che si coordinava con gli altri due sopracitati, il fulcro e poi Calanoglu in regia ad alimentare il gioco di volta in volta da una parte o dall’altra, ma anche con qualche lancio lungo per le punte, il turco il vero capolavoro dello staff inzaghiano, e poi ancora le due punte dinamiche, Lautaro e Thuram, che ci hanno messo la loro essenziale prolificità individuale, ma anche un grande gioco di squadra, ma pure il portiere come ormai undicesimo di movimento.
Siamo nati nel 1908 al ristorante l’orologio e questa Inter sembra un orologio, quadrante e ruotante. Dicevamo le mezz’ale Barella e Mikhi e il regista Calha, non è un caso che questi tre sono sempre stati gli stessi, perchè serviva un riferimento solido alle fasce e agli attaccanti, sempre distribuite. Non dimentichiamo in mezzo alla difesa Acerbi o De Vrij, perchè con i compagni di reparto che lasciano gli ormeggi, serviva un baluardo dietro, come il portiere Sommer come detto undicesimo di movimento, ma non solo, un tiro in porta a partita e lui lo para sempre. Le riserve? Eccezionali, Frattesi il Jolly che cambia lo spartito facendo l’inseritore, tutti gli altri che non fanno rimpiangere i titolari ripetendo invece lo stesso spartito, non posso elencarli ad uno ad uno purtroppo, ma i tifosi sanno chi sono. I tifosi innamorati che ci sono sempre stati.
Quindi amici, in realtà alla base di queste idee concretizzate, c’è stata proprio la dirigenza, Marotta in primis, Ausilio e gli altri, che queste idee le hanno messe a punto e poi in pratica scegliendo gli interpreti giusti.
La proprietà? Beh è apparsa un po’ assente a dire il vero, ma ha scelto i dirigenti giusti, Steven Zhang ha fatto un bel discorso in uno scenario elegante e in generale lui stesso ha mantenuto un aplomb elegante, da presidente dell’Inter.
Ora, io non so dove arriverà quest’Inter in Europa, senza dimenticare che già è arrivata una finale di Champions l’anno scorso, la quale a detta di tutti è stata un grimaldello della consapevolezza per i traguardi futuri e poi già arrivati in parte, ma quali saranno gli altri traguardi? Non è dato sapere. Vediamoci presto per scoprirlo.
Amala.