L’enciclopedia del calcio ripercorre la stagione 1962-63, la stagione del primo scudetto di Herrera, dell’Inter di Mazzola e Facchetti, di Burgnich e Jair, di Suarez e Angelo Moratti.
SERIE A 1962-63
E’ ancora un festival del calcio meneghino. L’Inter di Helenio Herrera, vince il titolo, infrangendo la resistenza della Juventus, mentre il Milan va a vincere la sua prima Coppa dei Campioni, battendo nella finale di Wembley il Benfica delle Perla Nera, Eusebio. Comincia così a delinearsi il dualismo tra due giovanissimi campioni che caratterizzeranno il nostro calcio sino alla metà del decennio successivo, Sandro Mazzola e Gianni Rivera.
E’ l’anno in cui Helenio Herrera vince il suo primo scudetto italiano. L’ex tecnico dell’Atletico Madrid, finalmente, capitalizza al meglio i grandi investimenti di Moratti e riesce a far rendere al meglio il materiale umano a sua disposizione. Il Mago ci mette anche del suo, se si pensa che mette fuori un campione come Maschio per mettere al suo posto un giovanissimo Sandrino Mazzola. Del resto, buon sangue non mente. Il figlio di Valentino, fa vedere subito grandissimi mezzi tecnici e va ad iniziare un dualismo spesso accesissimo con Gianni Rivera, suo rivale sulla sponda rossonera. Ma l’Inter non è solo Mazzola. La coppia di terzxini formata da Facchetti e Burgnich si dimostra pressochè perfetta. Alla saldezza difensiva di Burgnich, fa riscontro sulla sinistra la verve offensiva di Facchetti, forse il primo terzino veramente volante del nostro calcio. E a stagione già iniziata, arriva un altro pezzo da novanta, quel Jair che, nonostante la saudade mai nascosta, con la sua rapidità diventa un incubo anche per i durissimi difensori del nostro calcio. Innestato a ripetizione dalla sapienza tecnico-tattica del grande Luisito Del Sol, il brasiliano disbriga alla meglio il suo compito e compensa al meglio la mancanza di uno sfondatore centrale. La Juventus cerca di resistere alla corrente avversa, ma una certa sterilità offensiva (la partenza di Charles si fa sentire, Miranda dopo un buon inizio si perde e Siciliano non è certo un fuoriclasse) le impedisce di resistere più di tanto ai nerazzurri, che vincono il titolo con ben tre domeniche di anticipo. Tra le delusioni d’annata, la più evidente è quella della Fiorentina. L’addio traumatico di Montuori non è stato compensato e l’arrivo di Almir, pomposamente definito Pelè bianco in patria, si rivela una clamorosa bufala. Neanche il più concreto Seminario, scovato in Spagna, riesce a colmare le magagne di una squadra in leggero appannamento e alla fine arriva un sesto posto che provoca le grandi contestazioni di una tifoseria abituata sin troppo bene negli anni precedenti.