Un giornalista può essere tifoso, ma non deve mai abbandonare la professionalità e non deve mai scadere nella faziosità. Paolo Valenti, il conduttore della popolare trasmissione 90esimo minuto che appassionò l’Italia nel secolo scorso, non fece mai trasparire il suo tifo, che fu rivelato solo dopo la sua prematura morte, nel 1990: tifava per la Fiorentina, ma nessuno se ne era mai accorto. Ma forse i tempi sono cambiati e lo stesso non si può dire degli attuali telecronisti. (Continua sotto)
Ce ne sono due che proprio non riescono a trattenere la propria partigianeria e in particolare l’antipatia per una squadra, l’Inter, a loro evidentemente indigesta. Questi due telecronisti sono molto diversi, ma sono incredibilmente uguali. Uno lavora per la Tv di Stato, sembra uscito da una curia romana e si chiama Gianni Cerqueti. L’altro invece lavora per una Tv di uno spregiudicato magnate australiano che ama più i toni antisistema e sembra uscito da una strada coatta di una borgata romana. Si chiama Caressa. Il prete e il coatto, così diversi, ma accomunati per l’amore per il giallorosso e l’antipatia per il nerazzurro. Compìto nella telecronaca l’uno, sguaiato e grossolano l’altro, ma tutti e due sembrano aver dimenticato una regola aurea del telecronista: fare la cronaca e non la moviola. Tutti e due, invece, si sentono in dovere di commentare ogni decisione arbitrale, e ogni volta che gioca l’Inter, si trovano concordi nel sentenziare che l’arbitro avrebbe dovuto fischiare sempre e comunque contro l’Inter. Se l’arbitro fischia contro l’Inter la decisione è giusta, se l’arbitro fischia a favore dell’Inter la decisione è sbagliata, secondo loro. Ma come è possibile che in una partita i fischi possano essere sempre a senso unico? Per il pretino e per il coatto evidentemente tutto ciò è possibile e normale. Misteri del calcio moderno. E della prostitusione intellectuale. Direbbe qualcuno.