La partita vista dal tifoso interista
Praga, per alcuni è una città ricca di cultura e storia, per altri solo un prosciutto, per altri una vacanza voluttuosa, per altri ancora una primavera, per altri un socialismo dal volto umano, ma anche una via di fuga per volanti partigiane e luogo di verità segrete della storia d’Italia, ma mai avremmo pensato di farci sovrastare dallo Slavia
Tifosi dello Slavia Praga al Meazza ieri
E’ una serata particolare quella che mi porta alla scala del calcio, sarà che questo è l’ultimo giorno d’estate secondo i metereologi, poi finalmente da domani arriverà l’autunno, sarà l’orario inedito, che mi porta nel vialone di martedì in una luce pazzesca, caldo, sole, cielo e vento, il clima è strano, lo Slavia Praga un avversario pressochè sconosciuto, l’arena fatica a riempirsi, a dieci minuti dall’inizio è praticamente vuota, tanta gente chiaramente deve arrivare dal lavoro, ancora una volta le esigenze televisive prevalgono su chi va allo stadio, forse anche questo influisce sul primo tempo stralunato della squadra. Ma prima di entrare addento un panino con la salamella, invero l’abbondanza non è molta, buono ma niente di speciale.
Di scena c’è un avversario non di richiamo come lo Slavia Praga, avversario mai affrontato prima, l’orario giustifica ampiamente qualche vuoto, ma alla fine sono “solo” 47000 gli interisti presenti per questo esordio in Champions, a cui si aggiungono oltre tremila tifosi biancorossi, diversi anche sparsi per lo stadio oltrechè nel settore ospiti, spaccato in due dalla parte centrale chiusa causa “vibrazioni”. Molti nerazzurri, almeno diecimila, entrano a partita iniziata, la curva nord si esibisce in una cartata anni ’80 mentre il resto dello stadio sventola le bandiere nere e azzurre predisposte dalla società, come ordinato c’è solo “c’è solo Inter” dagli altoparlanti, ma forse “pazza Inter” elettrizzava di più.
Il tifo ospite è imponente, senza bandiere, con tanti striscioni, vociante da parte di quasi tutti, cori ruvidi, ottundenti, a metà tra il balcanico e il sovietico, ma si esibisce anche in un Aida verdiana, la curva di casa sventola tante nuove bandiere, tra cui una raffigurante Zanetti e Facchetti, ma anche una con il primo capitano ed eroe della prima guerra mondiale Fossati e prova a tenere botta con i i rivali ma stasera fa fatica, la squadra non aiuta, lo stadio è pieno al verde, all’arancio e al blu, i vuoti sono al rosso, invece l’Inter Club Templari non può più esporre lo striscione nella balaustra centrale dei distinti dove la società ha imposto il suo “Not for Everyone”, il pubblico tende ad arrabbiarsi per la prestazione deludente ma il credito è ancora alto. Alla fine Barella fa esplodere il Meazza, io torno a piedi. Si può dire Amala?