Cari amici, in questi giorni (o come direbbe Mourinho “giurni”) stanno succedendo delle cose molto interessanti dal punto di vista socio-sportivo, e lo dico senza ironìa, anzi, da parte mia è intenzione illustrare quello che sta succedendo in quella parte di tifoseria interista che tutti noi conosciamo bene perchè almeno una volta nella vita ne abbiamo avuto a che fare. Userò delle espressioni schematiche e nette per intenderci, anche se la realtà è più complessa: Diciamo che la maggior parte degli interisti sono considerati i “critici”, quelli che tendenzialmente se la prendono con l’allenatore, che dicono la loro, che fanno testo forse a quel dissidentismo insito nel Dna interista fin dalla fondazione, poi c’è un altro territorio del mondo nerazzurro, di quelli che per scelta ideologica hanno deciso di vedere le sorti della beneamata tutto in chiave ottimistica sempre e comunque, quelli che l’Inter non ha giocato così male, le cose non stanno andando così male e sopratutto quelli che hanno trovato nell’allenatore la loro trincea da difendere a oltranza. Ecco, qui, con Spalletti, scatta un cortocircuito, perchè Spalletti è un personaggio un po’ particolare. Il fatto è che Spalletti non è un personaggio così aziendalista e non è nemmeno uno che tende a vedere il bicchiere mezzo pieno, è un personaggio un po’ ombroso e anche molto individualista, per cui quel tifoso aziendalista per scelta di vita, ma che ha fatto dell’allenatore la sua trincea, si ritrova a dover sostenere un allenatore antiaziendalista che invece spara a zero su tutti, giocatori, dirigenti, proprietà, persino tifosi. E’ a ben vedere un bel cortocircuito, ma anche una situazione scomoda che richiede delle scelte: O decidere di andare fino in fondo, come gli ultimi camerati che seguirono il duce per fedeltà anche quando questi aveva scelto la strada dello sfascio, in un cortocircuito di patriottismo e disfattismo simultaneo, oppure capire che sì, il Papa non è infallibile, il Duce non ha sempre ragione, il controrodine di Stalin è folle, perchè la Patria nerazzurra viene prima del leader, la comunità è più importante della fedeltà al capo. Che fare?