Un decano degli opinionisti parlava di un Barcellona sottotono, modesto, e di un Milan che aveva perso la partita. Siamo alle solite, non è il Barcellona ad aver vinto, ma il Milan ad aver perso. In questa finta critica al Milan c’è la ripetizione di una cosa che invece ieri è stata sbugiardata, questa cosa è che il Milan sarebbe alla pari del Barcellona. Ieri il Barcellona ha giocato sottotono perchè ha affrontato la partita come un allenamento o una gara con l’ultima in classifica. Si evince questo da come l’intensità e la profondità del gioco del Barcellona è cambiata dopo il momentaneo pareggio del Milan, ma una volta rimesse le cose nei binari di una qualificazione certa, il Barcellona è tornato al suo allenamento accademico, perciò ieri il Milan non esce a testa alta, come racconta uno sfrontato Allegri e le sue grancasse, ma esce umiliato. L’allenamento poteva finire 6-1, una partita vera poteva finire 12-1.
I numeri della partita sono imbarazzanti; il Barcellona ha tirato 18 volte, il Milan 2, il possesso palla 61% per i catalani, il numero dei passaggi quasi il doppio di quelli del povero diavolo, i falli commessi dal Milan 15, quasi tutti di frustrazione, da qui si spiegano i ben 7 cartellini gialli comminati ai rossoneri, i falli del Barcellona 3. I falli del Milan in una partita del genere sono pochi, figli di una passività da sparring-partner con cui il Milan ha presenziato all’accademia del Barcellona, e come dicevo ogni qual volta venivano commessi erano falli di frustrazione e non di gioco o di agonismo.
Due anni fa nessuno ebbe a dire nulla sull’ingiusta espulsione di Thiago Motta, figlia della simulazione di Busquets, e a dire il vero di quella partita curiosamente nessuno parla più e ieri in TV si potevano sentire frasi fatalistiche come “nessuna squadra italiana è in grado di battere il Barcellona”. L’Inter lo ha fatto due anni fa, non vent’anni fa.