Cari amici, c’è un bel clima intorno all’Inter, in campo la squadra sta ottenendo buoni risultati, anche se una congiuntura particolare ha voluto che anche le altre concorrenti le vincessero tutte, in un campionato stranissimo, con le prime sette che vanno a razzo, le altre che balbettano e le ultime quattro che perdono sempre. Ma la cosa più bella è San Siro pieno, 60000 con la Roma, 60000 con l’Atalanta, forse ce ne saranno anche di più con la Sampdoria. Un legame mai realmente rotto, il pubblico interista è stato sempre fedele in questi anni bui, ma ora c’è una controtendenza rispetto agli altri stadi italiani che merita di essere studiata. Poi c’è la società, la nuova proprietà, poche parole, ma mirate, ma sopratutto tanta concretezza, un figlio mandato a vivere a Milano e a occuparsi di Inter a tempo pieno, un progetto, che non promette solo grandi colpi, ma vede il cantiere di un nuovo centro per il settore giovanile, un rilancio commerciale del brand che non va visto come freddo business, ma la naturale espansione di una passione globale, che trova però nell’intenzione di puntare sui giovani talenti italiani l’espressione di una sensibilità e un eclettismo non trascurabile, che non può che compiacere i tifosi, i quali però devono rimanere se stessi, non sono tenuti a compiacere a loro volta, perchè lo scetticismo iniziale, che si estendeva anche ai tifosi delle alte sfere come Moratti e Tronchetti Provera, non va bollato come un peccato originale, come vorrebbero quelli che sono sempre sul carro a prescindere. Questo perchè l’anima dell’interista è innamorata, ma dissidente per natura, non va bacchettata nel contesto dei festeggiamenti per il compleanno del grande patron, che in alcuni casi hanno assunto i toni del compleanno del piccolo padre georgiano dei bei tempi andati, ma va coinvolta senza caccia agli infedeli, per evitare il fossilizzarsi sul versante opposto nell’insoddisfazione cronica che oggi peraltro non ha nemmeno ragione di esistere. Buona Inter a tutti.