Scontri Inter-Napoli, cosa è successo ieri a San Siro
Una prima ricostruzione dei fatti che hanno portato alla morte di un hooligan neonazista di Varese prima di Inter-Napoli e le prime (fiacche) reazioni delle istituzioni
Ieri prima di Inter-Napoli un folto gruppo di ultrà napoletani (circa 40) si è diretto verso San Siro in maniera autonoma a bordo di furgoncini, eludendo la scorta della polizia per cercare lo scontro con gli ultras interisti, i quali, evidentemente già informati, li aspettavano numerosi nei pressi dello stadio insieme a ultras del Varese, del Valencia e del Nizza. Il gruppo di ultrà napoletani è avanzato verso San Siro a portiere aperte, il contatto è avvenuto nei pressi di Via Novara, il vialone che porta allo stadio, e visto l’alto numero di partenopei, il gruppo interista ha chiamato rinforzi e altri ultras interisti si sono riversati dal baretto adiacente San Siro, mentre altri che erano già dentro in curva sono usciti. Quattro napoletani sono stati accoltellati, uno del Varese è stato investito, non si sa ancora se da un Van napoletano o da una macchina di passaggio, ed è morto nella notte. Si tratta di un appartenente al gruppo neonazista della curva del Varese, i Blood and Honour.
Durante la partita, poi, come vi abbiamo già riportato, Koulibaly, il giocatore africano del Napoli, è stato bersagliato di ululati razzisti da parte della curva nord.
Il sindaco di Milano, Sala, tifoso interista e presente al Meazza ieri sera ha rilasciato questa dichiarazione: “(…)Continuerò ad andare a vedere l’Inter, ma ai primi “buu” farò un piccolo gesto, mi alzerò e me ne andrò. Lo farò per me, consapevole del fatto che a chi ulula contro un atleta nero non fregherà niente di me. Ma lo farò.
L’Inter FC farà quel che ritiene. A me piacerebbe che a Empoli la fascia da capitano la portasse Asamoah. Nel frattempo chiedo scusa a Kalidou Koulibaly, a nome mio e della Milano sana che vuol testimoniare che si può sentirsi fratelli nonostante i tempi difficili in cui viviamo”.
Il questore di Milano ha chiesto la chiusura della curva per due mesi (sostanzialmente solo tre partite) e il divieto di trasferte fino a fine stagione. Misure che appaiono piuttosto blande, già prese in passato e che non vanno certo a risolvere il problema alla radice. Gli ultrà del Napoli feriti negli scontri, una volta dimessi dall’ospedale, sono stati incredibilmente rilasciati e si sono recati a San Siro a vedere la partita.