Zanetti non è un semidio che è pronto a rialzarsi come se nulla fosse, non è una macchina che deve cambiare le gomme, non è un monumento vivente all’eternità. Se vogliamo realmente essere grati al nostro capitano umile e silenzioso, forse dovremmo restituirgli la sua umanità di atleta di quasi 40 anni, a cui è stato chiesto uno sforzo immane e senza sosta fino alle dolorose conseguenze di ieri. Forse è il momento di mettere da parte il culto e far prevalere la cultura sportiva. Grazie di tutto Capitano Zanetti, comunque vada a finire.