Steven e Mao Tze Tung sulla confusione e la paura di diventare come il Torino
“Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente”, diceva Mao Tze Tung, ma in realtà lo aveva detto prima Confucio. Il leader della rivoluzione comunista cinese era convinto che bisognasse portare sempre alle estreme conseguenze la logica del conflitto di classe, anche dopo la presa del potere del partito comunista, anzi portarla fin dentro il partito, a patto che tutto fosse speculare a reiterare il suo potere individuale assoluto e al di sopra delle parti, quindi arbitrario.
Oggi per i cinesi, e quindi anche per i proprietari dell’Inter, l’epoca maoista è un lontano ricordo, il suo fanatismo, i suoi eccessi, il suo populismo, sono stati sostituiti con il concetto altrettanto confuciano di armonìa patriottica e la confusione non è più un valore, mentre il marxismo-leninismo non è più la “rivoluzione contro il capitale” di cui parlava Gramsci, ma un ritorno agli aspetti più economici, dialettici ed hegeliani del marxismo. Nella Cina postmaoista arricchirsi non è più un peccato, a patto che tutto sia al servizio del disegno del partito e di espansionismo dell‘impero. Come abbiamo visto nel messaggio di Steven Zhang di ieri su Instagram, la confusione ora la fanno sempre i nemici, anche quando sembra che la confusione sia all’interno e a farla sia chi detiene il comando, perchè in qualche modo la paranoia comunista, anche nei comunisti più “moderati” eredi di Deng Xiaoping come quelli attuali, non viene meno, anzi viene alimentata dal nazionalismo.
Il messaggio di Steven ha suscitato tre tipi di reazione nel mondo dei tifosi interisti, almeno quelli che si esprimono sui social. 1) Quelli che credono ciecamente e fideisticamente nella società hanno approvato pienamente il messaggio perchè rientra pienamente nello schema della battaglia politico-culturale contro il “sistema” mediatico di cui l’Inter, secondo questa teoria, è un avamposto della battaglia contro il sistema, magari in generale. 2) Quelli che invece vogliono vedere i fatti, i risultati sul campo e stanno alla finestra aspettando di vedere come finirà il campionato e cosa farà Suning nel prossimo calciomercato. 3) Infine quelli che contestano Suning, sono delusi per le promesse, i proclami mancati e mancanti all’appello.
Pochi però hanno notato un paio di cose, anzi tre: la prima è che Steven ha parlato degli obbiettivi dell’Inter non in termini di titoli sportivi, ma nell’idea di “diffondere nel mondo la passione nerazzurra”. Quasi più un’idea che una squadra di calcio. Il secondo aspetto è il termine “fellow nerazzurri”, che letteralmente vuol dire “compagni nerazzurri”, anche se tecnicamente il significato politico del termine in inglese è quello di “comrades”, ma comunque molti ci hanno visto anche un riferimento politico, dal momento che il patron e padre di Steven Jindong è un fedelissimo del regime. Un altro aspetto è che Suning ha reagito alle voci di un disimpegno del gruppo parlando di “media stranieri”, ma in realtà si trattava di media italiani.
La preoccupazione per chiunque voglia bene all’Inter allora deve essere proprio questa: Il compianto Emiliano Mondonico diceva che il Toro è un’idea più che una squadra di calcio, concetto quanto mai nobile e affascinante, ma non vorrei che anche l’Inter diventasse come il Torino, un’idea e non più una squadra che vince, un culto più che una passione sportiva, un contromedia di controinformazione in lotta contro i massimi sistemi, che gode del proprio vittimismo e si disinteressa delle vittorie sportive, che guarda più le conferenze stampa dei leader maximi di turno piuttosto che le partite. Riflettiamoci, se vogliamo rivedere la terza grande Inter della storia, un giorno.