Oggi il portiere della Grande Inter, Giuliano Sarti, compie 80 anni. “El Hombre de la revolucion”, come lo chiamava Herrera, che a 17 anni vendeva carciofi e brustolini, arrivando tardi al calcio. Scartato dal Torino, lo lanciò la sua Fiorentina, per poi vincere tutto all’Inter, passando per la delusione di Mantova. In questo articolo di qualche anno fa, pubblicato da Storiedicalcio, Sarti ripercorre la sua vita.
“Giuliano Sarti ha giocato 9 campionati con la Fiorentina e 10 partite con la Juventus. Era il portiere di ghiaccio. Era semplice, non giocava per «il loggione», non faceva l’acrobata e il saltimbanco, non si esibiva. Parava. Credeva nel calcio scientifico, si piazzava freddo al centro della porta, calcolava dove la palla poteva arrivare e parava bene, parava tutto. Arrivò in serie A a 21 anni, dalla Bondenese, una squadretta del ferrarese. Il dottor Fulvio Bernardini disse: «E’ un fenomeno, è già nel futuro». Il mago Helenio Herrera dichiarò: «El hombre de la revolucion». L’uomo della rivoluzione. Giuliano vinse scudetti e coppe Campioni e coppe Intercontinentali con l’Inter. «A 17 anni vendevo ancora carciofi e brustolini. Ho cominciato tardi, quasi per caso. La Fiorentina mi ha scoperto, sono arrivato sino alla finale di coppa Campioni… ». Poggio Ugolino, quartiere di Impruneta, «città del cotto». Giuliano Sarti, classe 1933, quattro figli sposati, sette nipoti, vive in una bella casa sulla dolce collina. La moglie Anna Pia è uscita e lui si accende il mezzo toscano e respira profondamente: «Ah, che profumo. Ho avuto problemi al cuore e il medico mi ha detto: “Deve smettere, non può continuare a fumare, le fa male”. E io ho risposto: “Dottore, è vero che la vita media è salita a 78 anni? Bene, io ne ho 71: vuole togliermi mezzo sigaro per sette anni? Via, faccia il bravo…». Il verde brilla, alberi e fiori coloratissimi nel grande giardino. E silenzio.
Sarti dice: «Qui è tutto molto bello. Sto bene, mia moglie è adorabile, i miei figli sono tutti sistemati, i nipotini aumentano. Sa cosa le dico?». Butta in alto il fumo azzurrognolo del suo mezzo sigaro toscano: «E’ una parola grossa, fa quasi paura, ma io gliela dico: sono felice». Giuliano Sarti parla con una dolce cantilena tosco-emiliana e racconta le storie del passato. «Ero felice anche allora». Racconta gli anni del dopoguerra, la sua Emilia, Castel d’Argile provincia di Bologna, la fatica del papà fruttivendolo.
Continua a leggere su Storie di Calcio