Dove sono i campioni dell’Inter del 2010 oggi

Continua la nostra rassegna sugli eroi del Triplete che tante gioie ci hanno dato. Questa è la volta di Thiago Motta. Forse non sarà propriamente il momento giusto per parlare di lui – ma ci proviamo – viste le sue attuali vicissitudini come allenatore della Juve, ma ci perdonerà l’ironia: mi piace pensare sia oggi un infiltrato dell’Inter pronto a inabissare la vecchia signora. Battute a parte e andando sempre a ritroso, ricordo che quando fu venduto nel gennaio 2012 al Psg l’allora allenatore dell’Inter, Ranieri, disse che era praticamente la fine e così sarà fino al 2019. E Ranieri qualcosa di calcio ne sa, lo disse lui, non noi. Forse fino all’arrivo dei nostri attuali centrocampisti non si sono visti mediani di questo livello alla casa della beneamata, avrà ragione chi dice che le squadre si costruiscono dal centrocampo. La sua famiglia era originaria del profondo nord-est italiano, dalla provincia di Rovigo, zona a quei tempi di grande povertà e sofferenza, il bisnonno andò in cerca di fortuna in Brasile. Quindi doppia cittadinanza italo-brasiliana, ha infatti servito anche la nazionale italiana di calcio arrivando in finale agli europei del 2012. Tornando all’Inter, arriva proprio nell’estate del 2009 dal Genoa, insieme a Milito e con Snejder, Eto’o e Pandev fu uno dei cinque acquisti che fecero fare il salto di qualità alla squadra per vincere tutto, senza nulla togliere alla base storica. D’altronde aveva un pedigree precedente che lo aveva visto crescere nelle giovanili del Barcellona e poi giocare coi catalani con cui aveva già vinto tantissimo. La sua capacità di verticalizzare di prima, come quando lanciò Milito nella finale di Coppa Italia contro la Roma, ne facevano un elemento unico e originale nella rosa. Una visione di gioco raffinata e soppraffina, ma anche 11 gol nelle sue 55 presenze all’Inter. Solo una mirìade di infortuni ne limitò la carriera. Tra l’altro fu protagonista di un clamoroso episodio proprio contro il suo ex Barcellona, quando a seguito di una clamorosa sceneggiata di Sergio Busquets fu espulso, ma la squadra resistette in dieci arrivando alla finale di Madrid in una delle serate più epiche della storia del Biscione. Alcuni lo criticavano per essere lento di gamba, ma era veloce di testa e di piedi, innegabile anche il suo dualismo con Cambiasso, non è un mistero, ma alla fine furono tutti… eroi del Triplete.