La storia di Zanetti all’Inter
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Parlare di Javier Zanetti è più difficile di quello che sembri, perchè è stato già detto tutto e si rischia di scadere nel banale, nel retorico, nel ripetuto. Non vorrei mai. Ma proviamoci. El Tractor è arrivato ai tempi dei Vhs, si è ritirato ai tempi dei dvd ed oggi è vicepresidente ai tempi delle chiavette Usb. Il capitano è come un personaggio di Walt Disney, sempre stessa pettinatura, sempre stesso vestito, sempre fedele al suo personaggio che attraversa i tempi, è vero come è vero Topolino o Paperino, cioè verissimo. Eroe dei due secoli, come Garibaldi era eroe dei due mondi, come Garibaldi italo-sudamericano.
Apro una parentesi su tutti i personaggi di quell’epopea. Troverebbero spazio nel calcio di oggi? Difensori alti 180 cm o meno come Cordoba e Samuel, trequartisti anarchici come Snejder, ale destre classiche come Figo, viene da dire anche un portiere come Julio Cesar alto poco più un metro e ottanta, ma qui ci smentisce la presenza del nostro Sommer, ma forse sarà l’ultimo, troverebbero spazio in un calcio iperfisico dove i centimetri contano sempre di più?
Torniamo a Zanetti, un terzino-mezz’ala che dribbla in tutte le zone del campo, che porta palla per tutto il terreno, sarebbe accettato nel calcio di oggi? Oggi è un calcio un tocco e via, non dico sia peggio o meglio, però questi calciatori troverebbero difficoltà a trovare spazio, ma l’impressione che prima o poi figure come queste torneranno, sono convinto si troverà una via di mezzo tra l’ossessione del possesso palla e la fantasia individuale, la fisicità con l’agilità, gli strappi palla al piede e il dribbling.
Ma torniamo al nostro Javier, appunto la sua grandezza è indiscutibile, ma come ho premesso non vogliamo fare retorica in questo articolo, ma raccontare tutta la storia, quindi il numero 4 invero subì anche molte critiche, sì, sembra incredibile, ma saranno gli interisti criticoni, però vogliamo raccontarvi tutto di quei anni tanto perchè la sua grandezza non è in discussione. Dunque c’era chi diceva, forse ingenerosamente, che era un capitano con poca personalità, un leader silenzioso che comandava con l’esempio, ma il vero capo era Cambiasso, mentre quello che dava salutari pedate nel sedere nello spogliatoio a Balotelli era Materazzi. Tutto probabilmente vero, ma appunto si può essere capitani anche solo nel silenzio delle parole ma con l’esempio dei fatti e democraticamente condividendo la leadership con altri, facendo fare il lavoro “sporco” ad altri.
Raggiunto l’apice delle prestazioni agonistiche a 37 anni col Triplete, molti hanno creduto che abbia ritardato di troppo il suo ritiro, propriamente per il suo obiettivo personale di battere il record di presenze di sempre all’Inter. Lo ammetto, anch’io a questa critica mi unì, perchè il calcio è quotidianità e il tifoso vuole sempre ossessivamente e forse un po’ nevroticamente risposte stringenti, oggi però capisco il lato umano: il capitano-squadra, altruista e dedito solo agli altri per anni e anni, si è concesso un minimo di sano egoismo nelle ultime stagioni e si è premiato col record di presenze. Non c’è niente di male. Oggi a distanza di anni lo possiamo dire.
Attualmente Il Pupi è vicepresidente dell’Inter, parla poco, peccato, ci piacerebbe sentire la sua voce, ha due ristoranti a Milano che faccio ammenda non avendoli ancora frequentati avendo già prescelto altri ristoranti argentini a Milano che abbondano, ma lo visiterò al più presto, mio dovere, intanto aspettiamo il suo nuovo ristorante dentro il futuro stadio di proprietà dell’Inter con tutti i suoi cimeli.
Nel frattempo ricordo quel coro della curva nord, “tra i nerazzurri c’è, un giocatore che, dribbla come Pelè”. Che bellessa. Aveva quel baricentro basso che rimbalzava tutti i contrasti, cosce che sembravano scolpite nell’acciaio, invero negli ultimi anni segnava poco, ma segnò una rete decisiva contro la Roma per lo scudetto, la sua esultanza fu tardelliana correndo come un pazzo per tutto il manto erboso del Meazza. Che ricordi.
Parlerei di Zanetti per ore, per il momento credo di aver detto tutto. Poi magari ci ritorniamo.