Come con il Napoli quella con la Lazio è stata una partita decisamente tattica, almeno nel primo tempo, ma alla fine hanno deciso gli episodi. Le decisoni arbitrali hanno ancora una volta penalizzato l’Inter, ma a protestare più di tutti erano i laziali per un inesistente rigore reclamato alla fine del primo tempo. Un paradosso verificatosi già con il Napoli, quando i napoletani reclamavano per un inesistente rigore per un contrasto fuori area e poco dopo segnavano in fuorigioco.
Come nel gol subito a Parma, la difesa è stata a guardare quando la Lazio ha segnato, ma nel complesso da quattro giornate la difesa regge bene, con poche occasioni agli avversari, tre gol subìti, pur facendo fare la partita quasi sempre agli avversari. E’ davanti che non si segna più, a secco in due delle ultime quattro partite (Parma e Lazio), in tutto tre gol nelle ultime quattro partite. Il fatto è che fuori Sneijder e facendo giocare Livaya solo in Europa League, aggiungendo i due turni di squalifica a Cassano con Parma e Palermo (dove è arrivato un gol su autorete), gli uomini davanti sono contati, sono anche fortissimi, ma è evidente che devono rifiatare e serve un rinforzo a gennaio.
Tornando alla partita di ieri la tattica l’ha fatta da padrona nel primo tempo. Inter con la difesa a quattro e il rombo a centrocampo. Ben tre gli interditori in campo e squadra attenta per lo più a difendere. Lazio che curava particolamente Guarìn e Cassano, ma che difendeva principalmente a zona, a differenza del Napoli, con la linea difensiva molto alta, non più indietro di 12-15 metri dalla linea di metà campo e seconda linea dei cinque centrocampisti densissima. Grande quindi la difficoltà per l’Inter ad impostare a difesa schierata, con Zanetti inizialmente baricentro basso quasi all’altezza dei due centrali, utile a interrompere le azioni avversarie, ma non nelle ripartenze e nell’impostare. I due terzini salivano molto ma non trovavano spazi a difesa schierata, in particolare Pereira aveva un muro formato da Konko-Gonzales-Mauri sul suo lato. Qualche spazio in più dall’altra parte dove Hernanes rientrava di meno e Nagatomo riusciva a ripartire due o tre volte.
I primi cambiamenti al 26′, Gargano soffriva troppo e concedeva metri alla coppia Radu-Lulic e veniva spostato sul centrosinistra, interno destro andava Zanetti e Cambiasso centrale. Ma cambiava tutto nel secondo tempo con un inedito 4-4-2 con Zanetti e Pereira Terzini e Guarin e Nagatomo ali a formare quasi un 4-2-4. Con l’infortunio di Cambiasso poi Guarin andava in mezzo al campo ed entrava Palacio come ala destra. Lo scossone alla partita era garantito, prima la fiammata nerazurra con Guarìn valore aggiunto e Nagatomo scatenato sulla sinistra, arrivavano le quattro palle gol in cinque minuti con i due pali. Ma il secondo effetto arrivava nell’ultimo quarto d’ora quando la squadra si allungava, Palacio e Guarìn rientravano sempre meno e ad interdire rimaneva il solo Gargano stanco. Abbiamo detto partita decisa dagli episodi, ma va anche aggiunto che da cinque minuti si stavano creando situazioni come quella del gol che poi si è verificata: Linea di centrocampo inesistente, Samuel che esce a contrastare, Klose che taglia verso il suo spazio lasciato libero, Ranocchia lo segue in ritardo e il bomber di razza non perdona, anzi aveva già perdonato in due circostanze poco prima, quindi alla terza non perdona.
Un certo Platini in settimana ha detto che i giudici di porta hanno risolto tutti i problemi e che la moviola in campo servirebbe solo per un paio di casi all’anno e quindi sarebbe una spesa inutile. Qualcuno lo informerà che i due casi all’anno sono già stati superati nelle ultime cinque partite dell’Inter, dove si sono verificati tre episodi dove il giudice di porta avrebbe dovuto vedere e non ha visto e dove la moviola in campo avrebbe risolto in mezzo minuto. Il rigore su Ranocchia con il Cagliari, il gol in fuorigioco del Napoli, il rigore su Ranocchia ieri. Per non parlare del gioco fermato con Cassano solo lanciato a rete per un presunto fallo di Milito.