Decision time

mancini guangzhouRecentemente abbiamo invitato i tifosi interisti ad avere calma, non dare troppo peso a gioco e risultati delle gare d’estate, ricordando le delusioni provate l’anno scorso dopo una bella e promettente partenza. Lo confermo, ma vale comunque la pena fare un punto della situazione a dieci giorni dall’inizio del campionato.
Tanto è stato fatto nella calda estate milanese, ma non abbastanza. L’ Inter si è rinnovata grazie a un calciomercato interessante e non ancora completato e dopo una delle stagioni più brutte della sua storia. Bisogna tornare indietro anni per trovare l’ Inter così in basso come a fine dello scorso campionato. Thohir ha deciso di dare uno strappo deciso al recente passato, investendo con il dichiarato intento di lottare se non per lo scudetto per lo meno per la Champions League. Un obiettivo che diventa quasi obbligatorio. Il conto è destinato a salire perché Mancini vuole plasmare la squadra con i giocatori più congeniali e con ogni probabilità spingerà il Presidente a spendere ancora. Quanto fatto, infatti, ancora non basta, perché Mancini continua a chiedere l’esterno sinistro dei suoi sogni (Perisic) e un terzino sinistro. Servirebbe qualcosa anche in mezzo al campo, visto che Medel e Kovacic non sembrano proprio essere nelle grazie del tecnico. Non sono interessato ai risultati del cosiddetto calcio d’estate, ma quello che ci lascia perplessi è il senso di disunione che mostra la squadra nelle partite, chiaramente derivante dai continui cambiamenti di schemi adottati con conseguente disorientamento di vari giocatori, specie in zone nevralgiche quali difesa e centrocampo. Ritengo infatti che compito primario dell’allenatore è quello di dare identità, carattere, personalità ai giocatori attraverso un gioco, uno schema che deve essere ben chiaro e riconosciuto da tutti. In una parola: ogni giocatore deve sapere bene cosa deve fare. La sensazione -costante- al di là dei risultati, è stata infatti di un gruppo disunito, a volte persino spaesato, poco compatto a causa di continui cambiamenti di ruoli e di schemi che Mancini ha richiesto a vari giocatori. E’ vero che le gare estive servono per fare esperimenti, per trovare lo schema più appropriato ai giocatori, ma a due settimane dal campionato, i continui cambi di moduli, il singolo giocatore impiegato in vari ruoli e compiti non sembrano dare buoni risultati. Si sono provati i vari 4312-4231-433-442-352, per fare solo un esempio non è ancora chiaro dove gioca Kovacic e cosa ci si aspetta da lui, contro il Milan si sono visti -con sorpresa e incredulità- Hernanes e Kovacic esterni. Il risultato è che la retroguardia appare tuttora insicura nonostante i vari cambiamenti e soggetta a errori incredibili, l’attacco segna veramente  poco e il centrocampo mostra i maggiori segni di incertezza e confusione circa ruolo e posizione dei giocatori. Stimo molto Mancini e proprio per questo segnalo le mie perplessità e stupore. E’ indubbio che c’è ancora molto da lavorare. Quello che però ci si aspetta è che sia arrivato il momento di fare delle scelte circa schemi, ruoli e giocatori che li devono applicare per uscire da questo senso di disunione, dal sentirsi spaesati che provano giocatori, ma anche i tifosi. Pensiamo che Mancini lo sa bene, ma la fase degli esperimenti è finita e lui prima di tutti sa che una grande squadra vince solo se ha gioco, ma anche carattere e personalità derivanti da chiarezza di ruoli, compattezza dei vari reparti, con un grande allenatore che con idee precise sa trasferire grande decisione e sicurezza ai suoi giocatori.

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