Questo è l’ultimo articolo sulla storia dei numeri dieci nerazzurri del secondo dopoguerra. Vi abbiamo parlato di Skoglund, lo svedese che guardava dritto negli occhi gli avversari, protagonista dell’Inter degli anni ’50, poi ovviamente delle bandiere Suarez e Mazzola, degli amati Beccalossi e Baggio, dell’amore mai sbocciato con Bergkamp e Sammer, ma anche delle “meteore” – ma non prive di personalità – Lindskog e Brady, pure dell’anno che Ronaldo indossò il dieci e ovviamente di Matteoli e Matthaus. Il resto è storia dei nostri giorni, di questo secolo. (Continua sotto)
Dal 2000 ad oggi cinque giocatori hanno indossato la maglia numero dieci: Seedorf, Adriano, Snejder, Kovacic e Jovetic. Cinque individui completamente diversi, che hanno scritto a loro modo una loro storia, forse a dire il vero per l’ultimo citato non è mai cominciata. Non seguiamo un ordine cronologico, ma è giusto cominciare da Adriano. Fa impressione vedere come la sua vicenda all’Inter duri dal 2001 al 2009, con due anni in “parcheggio” a Firenze e Parma, ma il tempo è quello. E’ forse il giocatore per cui Moratti si è speso di più, nonostante ciò in tutti questi anni il brasiliano ha giocato solo 123 partite, ma segnando comunque ben 48 gol. Purtroppo una grave depressione seguita alla morte del padre e i problemi con l’alcool lo hanno messo per lunghi periodi ai margini della rosa. Tradito da Ronaldo, Moratti aveva puntato tutto su di lui e il numero dieci affidatogli, nonostante anche lui fosse un centravanti, dicono tutto della parabola di una bandiera mancata. Nella sua autobiografia Zanetti ha raccontato come lui gli dicesse che era un mix tra Ronaldo e Ibrahimovic per innalzargli l’autostima, ma con grande rammarico del capitano nerazzurro, non servì a riportarlo alla gioia dei fasti iniziali, quando si presentò in un’amichevole estiva contro il Real Madrid tirando punizioni come uragani, o come quando nel 2004 si fece tutto il campo dribblando tutti e segnando il suo gol più bello contro l’Udinese. Più fugace l’esperienza di Clarence Seedorf all’Inter, durata due anni e ricordata sopratutto per l’autolesionistico scambio con Coco che segnò il suo passaggio al Milan, oltre che per una grande doppietta contro la Juve. Agli annali della storia invece la numero dieci di un altro olandese, Wesley Snejder, arrivato l’ultimo giorno di mercato dell’estate del 2009 e il giorno dopo già protagonista in un memorabile derby. Incredibilmente portato ad essere decisivo nelle partite che contano, Snejder è stato uno di quei eroi del triplete poi trattati bruscamente dalla società nei grigi anni che seguirono, dovette lasciare l’Inter per motivi di bilancio. Siamo davvero ai giorni nostri, due talenti all’Inter mai sbocciati, Kovacic e Jovetic, anche per incomprensioni con gli allenatori, ma ne parleremo tra qualche anno.