Ivan Cordoba ha lasciato il calcio giocato nel momento migliore, nel tripudio di un derby vinto è riuscito ad essere ancora protagonista, a conferma dell’affetto del popolo nerazzurro per questa presenza silenziosa e decisa di tredici anni di storia dell’Internazionale.
Ieri sera Ivan ha parlato ad Inter Channel e dialogato coi tifosi, ecco due stralci importanti delle parole del nostro vice-capitano prese dal sito ufficiale dell’Inter:
Fonte: www.Inter.it
Cordoba e l’Inter
“Ho sempre scelto l’Inter per lasciare un segno – continua Cordoba -, con il buon senso, anche per far capire che un calciatore colombiano può essere un calciatore responsabile, certamente non volevo essere uno che passava di qui e basta. Grazie a questa possibilità che mi è stata data, io resterò sempre interista. All’inizio ci sono stati dei momenti difficili, all’Inter, e ricordo che quando avevo un procuratore, che ho avuto solo per due anni, lui cercava di portarmi via, allora ho scelto di lasciare lui…perché io volevo vincere con l’Inter. Ho fatto una scelta, insieme con la mia famiglia, ed è stata una gran scelta”.
Cordoba e Moratti
Colombia, Italia, cambiamento e novità. Anche quando si parla di presidenti. “Per me Moratti è stato il primo quando sono arrivato a Milano.- spiega Cordoba-. Io arrivavo da un’altra realtà…. dove parlare con il Presidente era sinonimo di parlare con un certo tipo di persona, con il quale non potevi neppure alzare la testa. Già dal saluto ho capito che avevo davanti una persona e non solo il mio presidente. Quel saluto di Moratti mi ha dato fiducia, mi ha responsabilizzato e mi sono detto: ‘come non dare tutto per una persona così’. Ricordo che una volta, la squadra andava male male, e la presenza del presidente era annunciata ad Appiano. Ci sentivamo imbarazzati, facevamo fatica a guardarlo. E lui, invece, ci disse: ‘Ho tantissima fiducia in voi, non ho dubbi’, quindi ci ha regalato un simbolo di fede in Dio. Comportandosi così ci ha dato una lezione unica”.
Ma “ricordo anche interventi duri del Presidente: è entrato nello spogliatoio e tutti volevamo uscire…ci ha fatto spaventare. Poi, prima di partire per il Mondiale per Club, anche lì è stato bello tosto. Abbiamo capito al volo: dovevamo vincere. Era giusto fare così”.