Il 30 aprile 1949 a S.Siro il Torino scese in campo contro l’Inter, cinque giorni prima della tragedia di Superga. Fu l’ultima partita del Grande Torino in Italia, nella quale i granata difesero il titolo pareggiando zero a zero e mantenendo tre punti di vantaggio proprio sui nerazzurri. Renato Casalbore sulle colonne di Tuttosport raccontò così la partita:
“E’ stata la partita di Bacigalupo, ma è stata anche la grande affermazione di Fadini che ha giocato con lo slancio dei vent’anni e coll’ispìraziòne che viene dall’istinto, o se volete, meglio dalla classe. Veloce, potente nel rimando, duttile nel ripiegare o nell’uscire dal gioco degli attacchi avversari per crearne uno proprio, Fadini ha dato oggi la definitiva misura delle sue possibilità.
Bella partita, urto di due grandi squadre, emozioni nascenti da ogni fase di gioco: un’Inter che andava su a fiammate, col vento della passione popolare; un Torino che calcolava ogni pallone, o si serrava arcigno, impenetrabile. Belle cose ha fatto l’attacco dell’Inter, e sembrava talvolta impossibile che non dovesse passare, ma in effetti un solo uomo ha dato sempre la sensazione di costituire un pericolo imminente: alludo a Lorenzi dal guizzo fatale, dal palleggio insinuante, dal tiro repertino. Forse inferiore a lui Amadei, ma sempre pericoloso il centravanti, sovente abile in qualche proposizione di gioco di assieme, svettante nel tiro in porta, inconfondibile. [ … ] Ritorno al Torino. Una partita giocata col cervello, col cuore e con l’orgoglio d’una grande squadra: una partita guardinga, necessariamente a carattere difensivo come le contingenze volevano per l’assenza di Mazzola, una partita che non ha negato le possibilità di successo anche ai campìoni, ma, direi, che gli attaccanti – non mai in… folla – abbiano cercato la schermaglia quasi paventassero un successo foriero di tempeste peggiori.
Enorme lavoro di Loik, quasi totalmente dedito alla difesa, stupenda e continuativa azione di Castigliano, abilissimo nei duelli diretti coll’uomo, insinuante negli avvicinamenti all’attacco: per due volte si è provato a tirare e sono stati due palloni veramente insidiosi per Franosi. A Ossola, Gabetto e Menti era riservato il fraseggio offensivo e spesso i tre hanno intrattenuto la difesa nerazzurra; tutto il resto della squadra costituiva argine valendosi del gioco potente ed oculato di Rigamonti, che è risultato trai migliori in campo, dello slancio e della perseverante azione di Martelli, della guardia chiusa, insormontabile di Ballarin presente anche nei momenti critící sotto porta.
La velocità della difesa granata, l’abilità complessiva nel gioco dì testa, l’accortezza nelle coperture delle falle che inevitabilmente si aprivano nello schieramento difensivo hanno consentito al Torino un pareggio quanto mai prezioso nella lotta per la difesa del titolo, proprio quando essa si era spostata sul terreno dell’attaccante più pericoloso.
In complesso il piano tattico difensivo del Torino è riuscito meglio di quello offensivo dell’Inter: qui sta il nocciolo dell’incontro. Nessuno, d’altra parte, è in grado di dire quello che sarebbe accaduto se una squadra o l’altra avesse segnato
Diretta, a mio avviso con notevole abilità da Gèmini, la partita è stata degna del tumultuoso e appassionante teatro.Spettatori delusi, si aspettavano la vittoria dell’Inter specie quando era stata confermata l’assenza di Mazzola. Il campo non ha dato questa vittoria; e bisognava convenire che nel campo c’era un Torino degno del risultato ottenuto. Nell’ora del pericolo la squadra granata ha svelato una potente freschezza atletica e anche questi sono segni della classe di una squadra; voglio dire: saper essere tempestivamente, al momento giusto, sempre aderenti alla situazione. Ed era una situazione difficile per il Torino.
Domani i campioni partono per Lisbona per incontrarvi martedì prossimo lo Sporting, campione del Portogallo. Partono a cuore leggero.” Renato Casàlbore, Tuttosport, 1 maggio 1949