Cosa voleva dire Conte veramente
Nella conferenza di oggi Conte ha avuto modo di chiarire alcuni aspetti del suo sfogo, che lui non ha definito sfogo, ma una critica costruttiva. Forse invece è stato, almeno nei modi, uno sfogo, ma ora non è importante fossilizzarsi su questo. Le parole di oggi hanno chiarito molti aspetti e devo dire che il tecnico interista con questo sito calciointer.net sfonda una porta aperta.
Perchè da tempo su queste colonne sottolineiamo come negli anni del post-triplete l’ambiente interista sia caduto in un atteggiamento di eccessivo appagamento, sopratutto i media interisti (a parte noi e pochi altri) hanno portato avanti una linea di buonismo acritico, di rifornimento costante di alibi ai vari allenatori, ai dirigenti e alle due proprietà che si sono succedute.
Ben venga quindi un allenatore che smuove la palude, chiaramente specificando come ha fatto oggi che ci si mette in mezzo anche lui e si prende anche lui le sue responsabilità nelle scelte e nella conduzione tecnica.
Finalmente si torna ambiziosi e si potrà liberarsi di quel clima da propaganda di partito e di regime per cui ogni critica interna costruttiva veniva bollata come “rumore dei nemici”, scimmiottando il vincente Mourinho, ma in una falsa riga perdente. Finalmente basta con la caccia alle streghe e il servilismo dei cortigiani, gli interisti tornano a fare gli interisti: appassionati, fedeli, positivi, sostenitori, ma anche esigenti, indipendenti, ambiziosi e critici in maniera costruttiva.
Nella conferenza di oggi Antonio Conte ha specificato che nelle sue parole c’è una chiara strategìa, rispondendo implicitamente a chi parlava di sfogo emotivo. Forse un po’ di emotività c’è stata, visto che oggi ha limato il discorso, sicuramente era meglio non dire quella frase su Barella e Sensi, ma si potrebbe dire che il succo del discorso si sintetizza nel far riportare quello che fino al 2010 è stato nel Dna degli interisti. L’ambizione, la voglia di vincere: basta quindi con quelli che sono contenti anche quando si perde, basta con chi esulta per un quarto posto come se avesse vinto la Champions, basta con le scuse, basta con tutta colpa del fair play finanziario, di quelli che c’erano prima, del sistema, dei tifosi troppo critici, della sfortuna.
Un solo appunto: Pazza Inter non rientra in questo come equivocamente si potrebbe pensare. Non si tratta di reinventare l’Inter, come a volte Conte sembra voler intendere, ma di risollevare certi tratti del Dna storico e della natura interista che sono stati ingannevolmente messi in disparte negli ultimi nove anni.
Quindi, che la scintilla diventi dinamite per un’altra Inter vincente. Altro che il risultato non conta.