Non facciamoci del male, Inter-Juve è stata plasmata dagli equilibri creati dai due allenatori e dal nuovo clima di tregua avanzata tra le due società.
Tanta paura o rispetto, per meglio dire. Jonathan, eletto a tamagotchi da far crescere in autostima da una parte della tifoseria, si è spaventato come un pulcino al cospetto di Pogba e Asamoah, ma Alvarez e Palacio hanno fatto paura a Pirlo, Taider ha preso coraggio con Vidal, ma Guarin si è perso tra Chiellini e Pogba e Ranocchia si è scoperto leone con Vucinic e Jesus con Tevez. Palacio è il giocatore che ha mostrato più personalità in fase propositiva e non solo in fase difensiva, forse l’unico che ha mostrato spessore nell’arco dei 90 minuti. Troppa grazia comunque, certo nessuna nostalgia della guerra civile postcalciopoli e delle risse in campo, ma qualche scintilla in più a rovesciare il tavolo di questa pensosa partita a scacchi si poteva offrire. Mazzarri e Conte dopo ieri sanno di assomigliarsi di più, a Mazzari glielo dicono tutti i giorni. Come Conte due anni fa, gli hanno affidato una squadra alla deriva e lui proprio come Conte deve valorizzare al massimo chi ha poca qualità e rigenerare chi ha qualità, ma non ha più gambe. Il loro 3-5-2 è quasi identico, solo più semplice quello di Mazzarri tutto fasce e contropiede, più verticale e con qualche schema in più quello di Conte, che un costruttore di gioco in mezzo al campo tuttavia lo mette, mentre Mazzarri gli preferisce un marcatore, salvo poi farsi tentare dal toglierlo, per poi pentirsene nell’arco di due minuti. Ma è anche vero che Mazzarri era più giustificato ad essere prudente (e comunque la prima mossa l’ha fatta lui), la sua squadra è in fase di ricostruzione e questa partita già alla terza giornata proprio non avrebbe voluto giocarla. Ma Conte no, ha la squadra che ha dominato in Italia nell’ultimo anno e un atteggiamento così pauroso e prudente serve solo a dare coraggio alle inseguitrici. Ma forse più della condizione delle squadre ha contato l’irriducibile italianismo di entrambi, altro motivo di somiglianza, oltre a modulo e permalosaggine, e non si pensi che sia sinonimo di calcio offensivo i Campagnaro e i Chiellini che superano la metà campo per impostare, è solo perchè ci sono undici uomini dietro la linea del pallone. Si dice calcio all’italiana modernizzato, ma vista la tripla marcatura su Pirlo, gli esterni che poi sono due terzini, il centrocampo che difende ai trenta metri, ieri il tempo sembrava essersi cristallizzato. Tutto legittimo e probabilmente inevitabile, visto anche gli interpreti a disposizione, ma il problema è che poi in Europa questo calcio non funziona più, ma l’Inter comunque ha risolto questo problema uscendo dall’Europa. Poi si dice che la società manca di una strategia.