Chi è credibile e chi davvero difende l’Inter e l’interismo

La credibilità si misura con l’onestà intellettuale, non la prostituzione intellettuale

La credibilità che rivendica Spalletti, sulla base dei suoi 22 anni di carriera, passa prima di tutto attraverso le sue ultime affermazioni. Dire, come ha fatto lui domenica sera, che Icardi in campo non fa la differenza, mina alla base la sua credibilità di uomo e allenatore di calcio.

Il gioco di Icardi può piacere o non piacere, io non sono un fan di Icardi, non sono un fan del centravanti d’area, ma dire che Icardi non fa la differenza è un insulto all’intelligenza, come dire che l’Inter gioca meglio senza di lui dopo aver battuto i benzinai del Rapid Vienna. Per anni ha segnato solo lui, certo, inizialmente non distribuiva molto i gol, ma proprio in questa stagione le cose stavano cambiando. Icardi può stare antipatico, ha sbagliato, ma negarne il contributo alla causa dell’inter è qualcosa di malato o forse perverso.

In queste ore Spalletti ha rettificato quanto affermato, ma attenzione, non ha fatto una inversione a U come riportano i giornali, ha semplicemente corretto il tiro, qualcuno deve avergli detto che dire che Icardi non conta nulla era una sparata troppo forte persino per lui, ma ha sostanzialmente ribadito il concetto, seppur in forma più mitigata.

Icardi

Quello a cui abbiamo assistito in questi mesi è la classica palla di neve che si trasforma in valanga, una serie di azioni che hanno generato reazioni e controreazioni, ingigantendo la vicenda. Tutti hanno sbagliato, Wanda Nara a parlare in un certo modo e sui media, la società a reagire in maniera virulenta togliendo la fascia di capitano, Icardi a sua volta a non rispondere alle convocazioni e così via, ma le ultime parole di Spalletti sono diverse.. Negare che Icardi faccia la differenza, la sua importanza, qui casca l’asino, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, si scoperchia la vera volontà del tecnico di eliminare il centravanti, con l’avvallo forse di qualcuno in società e di qualche frangia della tifoserìa, magari cedendolo a una diretta concorrente come la Juve o il Napoli. Cosa direbbero i veri tifosi a questo punto se le cose stessero così?

Ma le affermazioni di Spalletti tradiscono anche un credo calcistico collettivista e sacchiano che ha poco a che fare con il Dna dell’Inter: L’idea che conta più il gruppo della individualità, il collettivo del grande campione, quindi in ultima analisi conta chi quel gruppo lo dirige, l’allenatore, è tutto il contrario di quello che è l’interismo più profondo e di sempre. L’Internazionale Milano invece è sempre stata una squadra con giocatori di tutto il mondo, ma con un gioco all’italiana, dove il talento, l’estro, l’individualità viene sempre esaltato. Il calcio dell’Inter è sempre stato pratico, diretto, eclettico e creativo, milanese. Difese granitiche, ne’ palleggiatori ne’ muscolari a centrocampo, grandi portieri, terzini fluidificanti, grandi centravanti (spesso con rapporti conflittuali con allenatori e società, come Meazza, Boninsegna e Ronaldo), grandi numeri dieci, spesso mancini (Recoba, Beccalossi e una seconda punta come Corso), e grandi ali destre fantasiose (Jair, Bianchi, Figo). Il modulo quasi sempre a due punte, mai in linea, bensì a rombo o assimetrico, lo stesso Mourinho, passato alla storia per il 4-2-3-1, in realtà giocò quasi sempre con il 4-3-1-2, rinunciando fin da subito al suo 4-3-3.

Vecchia bandiera interista

In questo senso vien da chiedersi cosa c’entri Spalletti con l’Inter e la sua storia e quale sia il senso logico di chi lo ha voluto. Con in rosa un centravanti d’area, vecchio stampo, come Icardi, perchè prendere un allenatore che notoriamente gioca con il falso nueve e per di più come unica punta? E perchè allo stesso tempo prendere Lautaro Martinez per poi non farlo giocare? Icardi è un attaccante perfetto in un modulo a due punte, non c’entra nulla con il 4-2-3-1. Ma perchè ingaggiare un allenatore che come trequartista vuole un mediano o una mezz’ala adattata alla Perrotta o Nainggolan, cosa c’entra con l’Inter e la sua storia? E perchè poi alla fine prendere comunque un fantasista come Rafinha, per poi a sua volta epurarlo dopo sei mesi?
Il nemico dell’interismo sono sempre stati i clan etnici e il tentativo di snaturarne e sovvertirne lo stile di gioco, di cultura e di pensiero.

herrera e angelo moratti

Dagli anni ’70-’80 nel calcio imperversa la moda del calcio collettivista e cameratesco, è come se il modello totalitario, mentre nel globo subiva dure sconfitte, nel football si fosse preso la sua rivincita o trovasse un rifugio, una casamatta da cui sferrare il contrattacco. Il mondo interista, da anni, periodicamente è sotto attacco del tentativo di sacchianizzarlo. Il presunto modernismo del calcio in linea e a zona era ed è in realtà una rivolta difensiva e reazionaria contro il mondo moderno individualista e frammentato, mentre il presunto difensivismo del calcio all’italiana era in realtà un calcio pieno zeppo di giocatori offensivi, talentuosi, tecnici, mentre il calcio “offensivista” e maoista costringe l’attaccante a fare il terzino, il trequartista il mediano e impone una ferrea disciplina fisica e punisce la tecnica.

baggio e zamorano insieme

Sappiamo che Wanda Nara ha detto delle cose fuori luogo e inopportune, che Icardi ha sbagliato a reagire alla degradazione “ammutinandosi”, lo abbiamo detto, ma si è credibili se si dice anche che Nainggolan ha sbagliato ad avere comportamenti poco professionali e dire certe cose, Perisic a pretendere di essere ceduto ponendo ultimatum e a “giochicchiare” per un anno, invece per costoro l’allenatore e una parte della tifoserìa hanno avuto molta benevolenza, al confine con l’impunità. Perchè? Dov’è la credibilità?

gagliardetto inter

Tutto questo si condisce poi con la vuota retorica dello spogliatoio, gli slogan pomposi sulla maglia, sull’onore, sulla difesa dei colori “sempre e comunque”, che abbindola i tifosi più beceri o nostalgici, ma che in realtà è solo uno schermo per nascondere la difesa del proprio interesse, del proprio orticello, della fazione e del capoclan. Cosa c’è di credibile in tutto questo? D’altra parte si è credibili se per primi non diciamo cose fuori luogo e inopportune a mezzo stampa, vero Spalletti? E si è credibili se non diciamo che “Spalletti, sì, ha sbagliato i modi, ma ha ragione”. Se fosse per questo, allora, puramente nel merito e non nei modi, Wanda Nara non aveva ragione a dire che Icardi era meglio se giocava in coppia con Lautaro? Non aveva ragione a dire che Perisic doveva passargli di più la palla? O tutti i sapientoni calcistici che circolano non si sono accorti che Perisic dopo quel fatidico Inter-Chievo 5-0 del dicembre 2017 ha smesso di fornire assist a Icardi?

D’altronde, sempre sbagliato, ma io ricordo l’agente di Kovacic dire cose durissime di Mazzarri, senza però che venne fuori questo bailame, Ibrahimovic fare gestacci e provocare, agenti invadenti purtroppo sono dapertutto, è una piaga, ma forse l’omomachismo gruppettaro non ammette lezioni di calcio proprio da una donna e che la moglie del capitano gli faccia da procuratrice. Chissà, forse c’entra anche questo, oltre alle uscite fuori luogo di Nara. Pensateci.

rafinha e icardi insieme

Forse Icardi ha pestato i piedi a qualcuno che se le è legata al dito, forse c’entra quella rivolta contro il calcio moderno che fa sì che questo sia l’unico sport dove ci sono alcuni tifosi che trovano scandaloso che i campioni guadagnino tanto (avete mai sentito un tifoso di basket, di football americano o formula uno dire lo stesso?), che non sopportano che il calcio risponda a logiche di mercato e non feudali, forse Icardi ostenta troppo sè stesso, la sua ricchezza, non è riverente verso qualcuno, ma alla fin dei conti non fa le cinque in discoteca, cresce cinque figli, guadagna quanto Spalletti (questo è davvero curioso…) e i suoi gol per l’Inter li ha sempre fatti.

Il calcio è un grande sport, a patto che si capisca una cosa, i protagonisti non sono gli allenatori, gli arbitri, i capi ultrà o i dirigenti, ma i calciatori e tra i calciatori i grandi protagonisti sono i centravanti e i trequartisti. Se non si capisce questo, se allenatori, arbitri, ultrà e dirigenti pretendono di incidere ed essere più amati dei calciatori e dei campioni distruggono il calcio, per questo Moratti è stato un grande presidente e la sua Inter è stata qualcosa di unico, perchè era un presidente tifoso che amava i calciatori e il calcio.

Amala.

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