Intervista a Barella di Matteo Caccia
In tanti hanno parlato e sono rimasti colpiti dalla bella intervista a Barella di Matteo Caccia, che potete trovare sul suo canale Youtube (vedi qui). Non mi era sfuggita neanche a me. Un’ora ben spesa ad ascoltare. Ho scoperto tante cose del nostro tuttocampista e tante mi hanno confermato quanto ciò avevo capito della sua bella persona. E che un po’ vi avevo già scritto su queste colonne. Ma ci ho pensato qualche giorno, tanti erano gli spunti di riflessione. Intanto non sapevo che a Cagliari lo avessero criticato così tanto e mi è spiaciuto molto. La riservatezza è un valore sardo e chi frequenta l’isola fin da bambino come me lo sa, quindi speriamo che un cagliaritano verace così venga capito proprio a casa sua e che tutto non stia cambiando laddove. Calcisticamente parlando mi è piaciuto molto che Nicolò abbia parlato della sua maturazione in campo proprio come ve l’abbiamo raccontata qui, prima cioè il suo gioco a strappi, ad andare sulla fascia o a tirare dal limite, con anche qualche protesta e battaglierità, a volte di troppo, poi invece sempre più uomo d’ordine e di passaggi, reparto, armonia e verticalità, sincronismi coi compagni, tempi giusti, fino all’ultima partita a Roma da play maker, seppur per necessità, suo ruolo predestinato per il finale di carriera.. Ma il tema dei social che ha avuto il coraggio di affrontare è stata assolutamente una cosa centrale. Non sapevo che il suo essere poco sui social gli avesse creato un incontrista asperità da parte degli ossessionati dal mezzo, dall’altra è emerso come questi social stiano creando ansia tra i giocatori per le innumerevoli critiche che spesso sono aspre e che un tempo si vaporizzavano nei fumi dei bar, ma oggi si scolpiscono sul mezzo neotecnologico. Barella ha addirittura ammesso di aver perso per un periodo passione per il calcio, lui che potrebbe diventare il nuovo Pirlo fino ai 40 anni, questo è preoccupante, forse dovremmo darci tutti una calmata. Si è parlato anche di altri temi, come la famiglia, i figli, il suo rapporto con la città di Milano, grande ma non troppo così da non essere dispersiva, il suo rapporto con Gigi Riva, quest’ultimo da sentire direttamente dalle sue parole, troppo personale. E poi ovviamente l’Inter, la sincerità, l’onestà di dire che la sua prima squadra è il Cagliari, ma dei neroblue è sempre stato simpazzante perchè era la squadra del cuore di tanti suoi parenti e amici, la scelta di scegliere il club meneghino e rifiutare altri club con cui la tifoseria cagliaritana ha una forte rivalità (Napoli ndr), le grosse offerte rifiutate dall’estero, l’amicizia coi compagni, la sua vita di padre e marito. Densità. Il titolo dell’intervista è “senza vendersi mai”, ma potrete scoprire che non ha un significato riduttivamente economico, ma non vendersi anche dal punto mediatico, non arruffianarsi i tifosi.