Roberto Baggio è stato per i colori nerazzurri l’ultimo numero dieci del ventesimo secolo e l’ultimo grande numero dieci italiano. Arrivato nell’estate del ’98, giocò nell’Inter per due stagioni, scontrandosi con la protervia di Marcello Lippi, al quale Moratti aveva messo a disposizione una supersquadra, che il viareggino non seppe far fruttare. (Continua sotto)
I dissidi con Baggio furono tali da diventare manifesti, con reciproche accuse a mezzo stampa. Il fantasista vicentino fu relegato in panchina, ma Lippi arrivò a mettere in giro voci secondo le quali Baggio aveva guai fisici e si allenava poco per screditarlo e giustificare una scelta, quella di panchinarlo, indigesta ai tifosi e a gran parte dei giornalisti. Le poche volte che fu impiegato il numero dieci dimostrò di essere ancora un grande campione smentendo le scelte di Lippi. Per il giocatore l’epilogo della sua avventura a Milano fu una grande rivincita, nello spareggio di Verona contro il Parma per andare in Champions segnò una doppietta che trascinò la squadra nella massima competizione europea: il primo gol arrivò su punizione da una posizione impossibile che beffò Buffon. Il secondo gol invece fu una stoccata su sponda di testa di Zamorano che mandò in visilibio i tifosi. Ma Baggio all’Inter viene ricordato anche per un’altra grande notte, la stagione precedente – anche quella molto travagliata con quattro allenatori in rapido avvicendamento – il 25 novembre 1998 guidò la squadra ad una grande rimonta contro il Real Madrid con un’altra doppietta. Nell’estate del 2000 si svincolò e si accasò al Brescia di Carletto Mazzone.