Chi vincerà lo scudetto, l’Inter può puntare al titolo
Nel giro di pochi giorni Ausilio e la dirigenza hanno sferrato i colpi decisivi che completano quasi del tutto la rosa dell’Inter. Arrivato Vrsaljko, l’Inter ha in mano Vidal e ha aperto una trattativa per un campione come Modric. A questo punto quanto dicevamo dieci giorni fa sulla rosa dell’Inter risulta superato o meglio confermato rispetto ai tasselli che mancavano e ora sono quasi tutti riempiti.
La società ha accontentato in tutto e per tutto il suo allenatore, che ora non ha più alibi. Questa rosa, che comunque già l’anno scorso era attrezzata per raggiungere l’obbiettivo Champions, ora può tranquillamente puntare allo Scudetto.
Rimane da prendere solo qualche rincalzo nel caso davvero il tecnico decidesse di passare alla difesa a tre e alla doppia punta, allora servirebbero ancora un difensore centrale e una punta di scorta, ma l’impressione sempre più crescente è che l’istrionico di Certaldo stia un po’ giocando con gli esperimenti in queste partite amichevoli, proprio per mettere ancora più pressione alla società sull’acquisto di un’altra punta e magari un altro centrocampista.
Per giocare con il 4-2-3-1 in questo momento la rosa è totalmente coperta con il doppio ruolo in ogni cabina e anche qualcosa in più:
Handanovic (Padelli, Berni); Vrsaljko (D’ambrosio), Skriniar (Ranocchia), Miranda (De Vrij), Asamoah (Dalbert); Modric o Vidal (Vecino), Brozovic (Gagliardini); Politano (Candreva), Nainggolan (Valero), Perisic (Karamoh), Icardi (Lautaro Martinez, Pinamonti).
Suning ha dato carta bianca a Spalletti che ora non potrà più nascondersi dietro una presunta mancanza di “qualità” della rosa. La società è andata incontro al suo tecnico anche contravvenendo alla propria politica prendendo giocatori sui 30 anni e più, con problemi fisici e limiti caratteriali come Nainggolan e forse Vidal (che non gioca da gennaio), rinunciando a Rafinha e Cancelo. La rosa non è solo completa numericamente, ma anche sul piano delle preferenze Spalletti è stato accontentato. Il sindacalista di Certaldo era appollaiato sui cancelli di Appiano dall’estate scorsa in attesa proprio di Nainggolan e Vidal e ancora pochi giorni fa si è lamentato mettendosi alla testa del malcontento del popolo nerazzurro, ma in realtà la società stava portando a termine le ultime operazioni. In questo modo però Spalletti potrà vantarsi di aver “obbligato” la dirigenza ad aver preso rinforzi candidandosi sempre più come il leader totale del mondo nerazzurro e il tribuno del popolo interista.
Spalletti ha studiato bene la psicologìa della gente interista, in particolare i settori più viscerali e popolani o militanti, da sempre convinti che la società nerazzurra sia debole e l’Inter abbia bisogno di un uomo forte e accentratore. Ha così fatto leva sul fatto che sul piano mediatico la dirigenza è effettivamente debole, con un proprietario chiuso nel silenzio del suo ufficio a novemila kilometri di distanza, un figlio spaesato, un presidente assenteista, un vicepresidente bonario e gregario e un direttore sportivo evidentemente a disagio davanti alle telecamere, i quali hanno dato completamente la scena (non si sa se per scelta o meno) alla strabordante retorica sentimental-demagogica del capopopolo, supportato da una ossessiva campagna mediatica, a tratti delirante e intimidatoria, da parte di media tradizionali, media alternativi, opinionisti da bar sport, influencers, haters, tutti proni nel ripetere il mantra dell’uomo dei miracoli che moltiplica i pani e i pesci con una rosa a loro dire mediocre. Gli attacchi personali ai giocatori più timidi come Dalbert, Gagliardini e in particolare Santon (sulla falsa riga della vicenda Ranocchia) da parte di bulletti televisivi, ripetuti poi con toni ancora più violenti dai leoni da tastiera, sono stati la valvola di sfogo per incanalare il malcontento, mentre Spalletti si ergeva a difensore e padre buono, salvo metterli sul mercato.
Ora però si volta pagina, tutto questo è il passato, nessuno può più lamentarsi, ora bisogna solo vincere.