Nelle ultime tre partite l’Inter ha segnato sempre nell’arco degli ultimi 19 minuti, andando all’arrembaggio nel finale. La condizione fisica dunque non è poi così disastrosa in questo momento, non più di un mese fa. La manovra è sì lenta e macchinosa, ma la struttura di base dell’Inter è sempre stata questa, la differenza la facevano le accelerazioni nella fase di transizione e quei 15 minuti a partita di massima intensità che sbaragliavano l’avversario. Questa era l’Inter di Mourinho e prima ancora in parte quella di Mancini. La velocità è un falso problema. L’Inter non è mai stata veloce, ma attraverso interpreti come Maicon, Sneijder ed Eto’o era capace di quei cambi di passo di cui accennavo sopra. Nei momenti di velocità lenta, cioè normale per l’Inter, la differenza la facevano la compattezza, lo stare corta della squadra, le distanze giuste tra giocatori e reparti. Tutti e due questi elementi facevano l’amalgama vincente, e sono venuti meno prima l’uno e poi nel mese di Febbraio anche l’altro. Nel primo aspetto sono venuti letteralmente meno gli interpreti, Eto’o non c’è più, Sneijder e Maicon da mesi sono due fantasmi. Tralasciando l’inizio gasperiniano, fino a Gennaio però si era mantenuta la struttura di base, cioè squadra macchinosa, ma compatta e solida, attraverso la tanto vituperata vecchia guardia di centrocampo e difesa e l’inserimento di Alvarez si erano costruite le sette vittorie (con l’utilizzo a rotazione dei giovani, mai tutti insieme). J. Cesar, Lucio, Samuel, Zanetti e Cambiasso. Poi nel mese di febbraio è venuta a mancare anche quella, con topiche clamorose dei difensori, l’appannamento di Cambiasso e il rientro dall’infortunio di Stankovic non al 100%.
Sicuramente la partenza di Thiago Motta ha indebolito la squadra, ma questo giocatore è sempre stato un fattore di qualità in più quando rendeva, ma mai essenziale negli equilibri tattici della squadra, anzi la sua posizione centrale davanti alla difesa voluta da Leonardo un anno fa è coincisa con un aumento dei gol presi, non facendo l’italobrasiliano filtro davanti alla difesa.
Nelle ultime tre partite (e a dire il vero già a Napoli e Marsiglia) fino al 92′ di Inter-Marsiglia, l’Inter aveva ritrovato la struttura di base, macchinosa, ma solida e a tratti anche corta e compatta, ma continuavano a mancare all’appello le accelerazioni offensive in fase di transizione di Maicon e Sneijder, mentre Eto’o ci salutava dalla Russia. Per questo prendersela con Cambiasso, Stankovic o Zanetti “perchè non corrono” vuol dire non aver mai visto giocare l’Inter negli ultimi sette anni, perchè questi giocatori non hanno mai corso, non nel senso da centometristi che si pretenderebbe, ma sono sempre stati posizionali e hanno sempre vissuto di senso tattico e lettura del momento, con inserimenti mirati e centellinati, o nel caso di Zanetti avanzate palla al piede al momento opportuno, e sempre uno alla volta. E si è vinto tutto con loro e in questo modo. Quando Mourinho arrivò abbandonò infatti subito i propositi di 4-3-3 con centrocampo mobile e si adattò al 4-3-1-2 manciniano, tramutato negli ultimi 6 mesi nel mitico 4-2-3-1 del triplete. Un 4-2-3-1 atipico e asimmetrico, dove il terzino destro Maicon faceva l’ala, Zanetti dirottato terzino sinistro era un mediano tuttofare e le due ali erano anche due centravanti che inoltre tornavano in difesa. L’Inter non è mai stata il Barcellona, che attacca con tutti gli effettivi, casomai si difende con tutti gli effettivi, ne’ è mai stata una squadra che gioca a mille all’ora per 90 minuti.
Con Mourinho attaccavano Maicon, Eto’o, Sneijder e Milito, e al massimo s’inseriva uno tra Cambiasso, Stankovic e Zanetti. Non più di 5 giocatori, sia che si giocasse con un modulo che con l’altro, dove allora il quinto partecipante alla fase offensiva era Pandev o Balotelli, e i due mediani rimanevano in copertura.
Chi è venuto totalmente a mancare in tutto l’arco di questa stagione, non è tanto la vecchia guardia che compone l’ossatura della squadra, e che ha avuto chi più chi meno un calo fisiologico solo nel mese di Febbraio e i propri alti e bassi, ma i tre top players, uno ceduto e gli altri due autori di un’intera stagione disastrosa. Il vero Maicon si è praticamente visto solo nel derby, Sneijder mai. Quindi rimangono i due centravanti isolati là davanti che se la devono cavare un po’ da soli, e Milito e Pazzini hanno fatto i salti mortali quest’anno.
La responsabilità della società è quella di aver venduto Eto’o, che da solo faceva il 50% di qualità della squadra, e di aver preso Gasperini senza crederci minimamente. I calciatori maggiormente responsabili sono Maicon e Sneijder, il primo probabilmente spremuto, il secondo evanescente. Non si vedono grandi responsabilità di Ranieri, ne’ della vecchia guardia, che sicuramente è alla fine di un ciclo, ma anche quest’anno ha tenuto botta finchè ha retto, si è sfilacciata nel mese di febbraio, ma probabilmente sarà chiamata a portare in porto la stagione con il turnover di Poli, Obi e Faraoni e il rientro di Alvarez, ritrovando non la strombazzata velocità, ma gli equilibri tattici.