Ieri Moratti ha voluto rassicurare ancora una volta i tifosi sulle buone intenzioni di Thohir, ma non ha mancato di parlare di agenzie di comunicazione che avrebbero dipinto il nuovo proprietario dell’Inter in una cattiva luce. Parlare di agenzie di comunicazione vuol dire parlare di una campagna preordinata e non solo della malizia di qualche commentatore. Diciamo subito che se sono nate delle diffidenze sul magnate indonesiano queste sono dovute anche al silenzio che Moratti gli ha chiesto in questi mesi per non disturbare la trattativa. Ma ancor di più dalla lunghezza della stessa, per non parlare della quasi rottura a cui si arrivò a fine luglio, quando Thohir sbarcò a Milano con l’irriverente proposta di prendere la maggioranza delle quote, cosa poi digerita da Moratti in seguito. Ma comunque è innegabile che i media italiani per tutta l’estate hanno rivestito di una sottile ostilità il faccione dell’indonesiano. Sicuramente c’è la paura che l’Inter possa tornare grande con Thohir e il suo progetto internazionale, ma anche che gli equilibri e i poteri del calcio italiano possano essere messi in discussione, per non parlare del provincialismo che non ha ancora capito in quale direzione deve andare il calcio italiano per risollevarsi. Vediamo un po’ quali sono però queste ombre e diffidenze che sono sorte tra i tifosi, in maniera indotta o spontanea o un po’ tutte e due le cose. Dubbi comunque che possono essere legittimi. Il primo aspetto è il non essere tifoso di Thohir, la sua presunta mancanza di passione. Personalmente non sono particolarmente preoccupato su questo aspetto, perchè come avevo già scritto sono convinto che il contatto con Moratti contagerà anche il tycoon, che tifoso lo diventerà. Il resto lo farà il fascino dell’Inter. C’è poi la paura che l’indonesiano possa fare lo “sceicco” che si stufa del giocattolo. Su questo possiamo dire che i magnati che hanno abbandonato la barca sono due, quello del Malaga e quello dell’Azhni. Sono non a caso due realtà periferiche, non paragonabili all’Inter per tradizione, marchio, tifosi sparsi per il mondo. Dall’altra parte c’è chi si chiede se l’idea di far giocare i giovani non nasca da una volontà di non spendere. E’ indubbio che Thohir non ha intenzione di fare l’Abramovich di turno, ma ha in mente un progetto a lungo termine, gioco forza comunque obbligato nelle condizioni di bilancio che versa l’Inter, ma che nasce anche dalla volontà di valorizzare finalmente il vivaio dell’Inter, che è tra i migliori al mondo. C’è poi il problema della lontananza, ne’ Thohir, ne’ i suoi soci vivranno a Milano e questo porta anche al timore che in questo modo l’Inter possa essere ancora più debole mediaticamente. Sicuramente questo è un problema, lo ha rimarcato anche Moratti, e per questo Thohir gli ha chiesto di rimanere presidente, ma è anche vero che chiaramente l’indonesiano metterà degli uomini ad hoc, sia per l’aspetto tecnico, che mediatico, senza dimenticare che lui stesso è un’imprenditore della comunicazione. L’avventura è comunque cominciata.