Il bello dell’autogol

L’Inter ha iniziato bene il campionato, le due vittorie con Genoa e Catania hanno il loro peso soprattutto per non aver subito gol. E’ bene non subire gol, ma nemmeno autogol. No, non stiamo parlando di un maldestro intervento in scivolata di Ranocchia che trafigge Handanovic, né di uno stinco di Jesus che devia la traiettoria e spiazza il portierone nerazzurro. Ma di un’altra serie di autogol, fuori dal campo. Il primo si è consumato con le code fuori dai botteghini col Cittadella e il Genoa, con centinaia di persone tornate a casa senza poter vedere la partita o entrate a fine primo tempo. Il secondo si è materializzato sotto forma dei nuovi cartelloni pubblicitari che impediscono la visuale ai disabili del primo anello arancio, come segnalato dal giornalista interista Bomprezzi. Il terzo autogol lo abbiamo visto nell’amichevole con il Lugano, con la simpatica quanto oscura decisione della società di consentire l’ingresso ad Appiano solo ai soci di un gruppo selezionato di Inter Club (Un po’ come i burocrati della politica che alle primarie vogliono far votare solo gli iscritti di partito), poi vista l’alta affluenza di tifosi senza tessera, si è acconsentito a far entrare tutti. Magnanimi e terzo autogol evitato. Ma ci sarebbe anche la stravagante decisione di considerare partita di prima fascia Inter-Genoa, con prezzi di conseguenza di prima fascia, o di far pagare il biglietto per una partitella d’allenamento contro la rappresentativa di montagna nel ritiro di Pinzolo. Leggo e sento in giro di tifosi che si sentono trattati sempre più come dei bancomat, come dargli torto?

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