Non si può certo dire che l’Inter non abbia una linea societaria. In fondo ci sono tre punti che vengono coerentemente, e oserei dire ostinatamente, perseguiti. Sono confusione, investimenti sbagliati e eterna transizione. Sarà che Angelo Mario ha scelto il soprannome di Mao, ma grande è la confusione sotto il cielo nerazzurro. Tra l’estate del 2010 e il gennaio del 2013 sono stati acquistati ben 30 giocatori, ma 16 di questi sono già stati venduti o non riscattati. E sarebbero 19 se la società fosse riuscita a piazzare Pereira, Jonathan e Kuzmanovic, come era nelle intenzioni. Ma il massimo della confusione lo si può trovare nella quantità di allenatori cambiati negli ultimi tre anni, ne sono passati ben sei, uno diversissimo dall’altro, senza nessuna continuità tecnica. Non solo, a nessuno di loro è stata consegnata una rosa adatta al loro gioco. A Gasperini non fu dato nessun esterno utile al suo 3-4-3, ma per fare l’ala gli fu comprato Forlan. A Stramaccioni, allenatore adatto ai giovani, furono presi giocatori attempati come Mudingayi, Gargano e Cassano, non adatti al suo 4-3-3, per non parlare di Benitez, al quale non fu comprato.. nessuno! E fu palesemente boicottato dallo spogliatoio e dalla società stessa. Ora è arrivato Mazzarri, allenatore che basa tutto sul gioco sugli esterni, e non gli è stato comprato nessuno in quel ruolo. Ma se grande è la confusione, anche in quanto a investimenti sbagliati non si scherza. Grandi spese per giocatori soppravalutati, rendendo vano l’abbassamento del monte ingaggi con la brutale cessione dei migliori elementi del Triplete. La cosa è implicitamente ammessa dalla società, che come detto ha già rivenduto più della metà dei giocatori acquistati, tra l’altro ricavandone poco più di zero e faticando a trovare acquirenti, a riconferma della mediocrità dei soggetti. Sono stati spesi 9 milioni per Silvestre, regalato poi in prestito al Milan, 12 per Pereira, senza trovare poi nessuno che lo comprasse, 12 anche per Alvarez, reduce da due stagioni disastrose e che ora Mazzarri sta provando a rilanciare come mezz’ala, 5 per Schelotto più la metà di Livaya, solo il Sassuolo lo ha voluto e in prestito. Infine un’altra costante della linea societaria è lo stato permanente di transitorietà, cioè ogni anno è un anno di transizione, reso evidente dal gran numero di giocatori presi in prestito o in comproprietà, i quali spesso non vengono riscattati. Sono arrivati in prestito Kharja, Zarate, Poli, Palombo, Gargano, Mudingayi, Rolando e infine Wallace addirittura in prestito secco, cioè senza possibilità di riscatto, come un Livorno qualsiasi. Ebbene, di questi finora l’unico ad essere stato riscattato è Mudingayi, quello gravemente infortunato al tendine d’achille.