I numeri nove e l’Inter, una storia tormentata
Nella storia dell’Inter i centravanti hanno avuto sempre un rapporto di odio e amore con il club e la squadra, come di idolatria assoluta e poi spesso di rigetto da parte della tifoseria.
Meazza, la bandiera, il bomber di sempre, fu spedito al Milan, si narra che un giovane tifoso Angelo Moratti non gli rivolse la parola per un anno. Poi tornò all’ovile e appesi gli scarpini al chiodo divenne allenatore della primavera neroblue.
Angelillo, recordman da 33 gol, Herrera non lo volle vedere neanche dipinto, si era innamorato di una ballerina brasiliana.
Fraizzoli vendette Boninsegna alla Juve, lui disse “alla Juve ci vada lei”, ma all’epoca i calciatori non avevano nessun potere contrattuale e suo malgrado ci andò, come Altobelli nel decennio successivo.
Ronaldo chiese a Massimo Moratti di esonerare Cuper, non fu accontentato e scappò di notte al Real Madrid con i tifosi che lo inseguivano all’aereoporto. Poi andò al Milan, alla fine si rappacificò con la famiglia interista.
Vieri venne inconorato Re, poi finì a carte bollate, alla fine anche lui figliol prodigo.
Icardi era il capitano e il bomber amato, poi litigò con alcuni elementi della tifoseria e dello spogliatoio, apriti cielo, cacciato anche lui.
Ora Lukaku, riaccolto all’Inter, si offende perchè panchinato in finale di Champions e flirta con la Juventus. E’ finita come abbiamo visto.
Insomma, una storia tormentata, perchè i numeri nove sono così, il lato individualista del calcio, hanno bisogno di sentire la massima fiducia e di essere al centro, magari con una corona sulla testa, per questo il rapporto con gli allenatori è sempre difficile e in epoca di calcio collettivista si è cercato di trasformare il ruolo in qualcosa d’altro, dalla torre che fa salire la squadra, a quello che si sacrifica, poi il falso nueve, che però guarda caso un certo Guardiola ha abbandonato scegliendo prima Aguero e poi Halland per il suo City. Il nove sta tornando, così come vedrete che tornerà il dieci e il sette, perchè a differenza di quello che sostengono alcuni le individualità nel calcio sono importanti.
Tornando alle nostre vicende non è un caso che in casa nostra solo due centravanti come Boninsegna e Vieri in queste ore non hanno condannato Lukaku in questi giorni, a differenza di tutti noi, è la solidarietà tra solitari.
Un consiglio al club, non si creino più dualismi, da ora il centravanti principe è Lautaro e gli sia data la fascia di capitano.