Una proprietà assente, ma una squadra senza prime donne e una dirigenza competente

Seconda stella a destra, questo è il cammino, cantava Edoardo Bennato

Amici nostri, siamo ormai pronti per questa stagione, dopo le prime due giornate, ora si parte col classico tour de force di tre settimane prima della solita sosta di ottobre. Bisognerà prendere prima o poi mano a questo calendario a fisarmonica, così come bisognerebbe parlare dello spezzatino, improbabile continuare con solo tre partite alla domenica pomeriggio se si vuole ricreare quel rito comunitario che era il calcio

Ma pensiamo alla nostra Inter. Personalmente non sono mai stato così “preso bene”. Sono impazzito? No, ma il quadro è ben delineato, l’importanza di avere un direttore sportivo che si chiama Beppe Marotta, quasi come chiamarsi Ernesto come diceva Oscar Wilde, ci dice che si possono vendere a peso d’oro i migliori giocatori, ma poi prendere validi sostituti a parametro zero, vi sembra poco?

Ma questa Inter, nel bene e nel male, dopo tanti anni è priva di primedonne in campo (facciamo i nomi, Icardi, Lukaku, Spalletti, Mazzarri, ovviamente Perisic, per fortuna in scadenza a giugno) e pure in panchina e ha una dirigenza forte. Ma attenzione, forte nei fatti, non nella extracalcistica retorica mediatica. Possiamo dire che Marotta è più compassato (ma fermo) di un politico della prima repubblica davanti alle telecamere, ma più scatenato di Konan il barbaro nel mercato, questo conta. Possiamo così permetterci una proprietà che pensa solo a sanare i conti in vista di una probabile cessione e dalla partenza di Lukaku non ha proferito parola, ma forse è meglio così, vedi sopra.

Anche Simoncino Inzaghi sta tranquillo e non fa il piangina, si apre una nuova storia, una difesa granitica, un centrocampo di qualità, tanti centimetri, un attacco titolare sontuoso, come direbbe Moratti, questa è una delle Inter più simpaticche degli ultimi anni.

E allora, la battaglia per la seconda stella abbia inizio