Il calcio è un’industria italiana, non è un gioco
Nonostante e per fortuna che il maledetto corona Virus 2019 sia in calo da un mese e tutti i dati dicono che la situazione per fortuna è in miglioramento, ci troviamo in una situazione paradossale dove un governo che quando la situazione era grave minimizzava, ora che migliora comincia a usare toni catastrofici ma sopratutto misure restrittive che stanno distruggendo l’economia italiana e la libertà individuale delle persone.
Sopratutto turismo, piccole e medie imprese con i loro operai, negozianti, artigiani, partite Iva, commercianti, piccoli ristoratori, parrucchieri, palestre, piscine ed estetisti. Stiamo parlando di milioni di italiani, non tutti hanno il privilegio di vivere col redditto di cittadinanza o con un posto di dipendente pubblico blindato o una lauta pensione. Esiste anche un’Italia di imprenditori e lavoratori, di ceti medi – medio-alti o medio-bassi che siano – che vivono del proprio lavoro senza aiuti dallo stato e che questo stato fatto di pletore di commissioni tecniche, istituti superiori, comitati centrali supremi e che anche se avranno una laurea di economia o medicina non vivono sul campo, non lavorano sul territorio, non sono medici di base e non lavorano negli ospedali, ma redigono protocolli e certificazioni da compilare di tipo kafkiano, sta distruggendo. Tutta questa burocrazia e questo governo stanno facendo danni incalcolabili al tessuto produttivo italiano, che rischia di finire in mano al racket mafioso e a predatori stranieri, e in questo tessuto c’è anche il calcio, anche se per molti non è così, nel senso che per molti il calcio per alcuni non è un’industria. Invece il calcio è un’industria italiana come le altre con un indotto di lavoratori di decine di migliaia di persone, non stiamo parlando Cr7, ma giardinieri, magazzinieri, tecnici, cameramen, steward. Fare distinzioni è dunque assurdo, se non si è intrisi dalla retorica e dalla demagogia.
Allora sentite cosa dice il medico sociale della Lazio, Ivo Pulcini, perchè può essere illuminante per capire che la situazione oggi non è più quella di febbraio-marzo, per fortuna, ma forse qualcuno ha interesse a far credere che sia ancora così, quel qualcuno che a febbraio minimizzava per giustificare il governo amico cinese, ma ora tiene la popolazione in uno stato di terrore e di limitazione della libertà per perseguire il proprio potere:
“Il Coronavirus sta morendo? Secondo me sì, perché la manipolazione ha prodotto un danno grave che riguarda non la letalità, perché la letalità come dice il Professor Tarro (il professor Tarro è uno dei più riconosciuti virologi a livello mondiale ndr) è dell’1% non è alta, il 90% delle persone affette guarisce spontaneamente; ma dalla contagiosità. L’elevata contagiosità che poteva far affluire nelle strutture sanitarie una quantità esagerata di persone (Cosa effettivamente e drammaticamente avvenuta in marzo ma che ora si è risolta ndr). Non esiste la malattia, ma esiste il malato. Bisogna che il medico si riappropri della propria identità, della propria autonomia e della propria libertà. Perché non me lo deve dire il politico quello che devo fare. Ho le ultime linee guida del Comitato Tecnico Scientifico in cui si dice che i tamponi devono essere per la collettività, ma questo non è un problema della scienza, bensì della politica. Il Comitato Tecnico Scientifico non ha voluto sentire la voce del medico del calcio che vive sul campo e non vive dietro una scrivania. Vive dove non c’è la scienza pura ma, c’è l’evidence based medicine, che cammina parallela a quella scientifica. Se si uniscono vanno a vantaggio della salute e della popolazione. La medicina non è una scienza; la medicina è un’arte. Per essere un artista purtroppo non basta la laurea. Altrimenti troveremmo tutto sui libri. Questo capita quando si fanno dei protocolli spesso dannosi. Se in qualche caso avessi usato il protocollo, il paziente sarebbe morto. Oggi la superficializzazione dei titoli è grave. Forse c’è il desiderio di creare questa confusione per dare spazio alle persone incapaci che occupano dei posti sbagliati, e se la domanda è sbagliata capite com’è risposta”.
Chiosiamo ricordando che in Usa, Inghilterra, in Svezia, in Germania nessuno sta usando questi toni da coprifuoco da dittatura cinese, ma sepur ragionevoli cautele, ma la situazione non è meno grave che in Italia.