Tracollo e fallimento

Il calcio italiano è immobile, come un anno fa il Cagliari gioca ancora in campo neutro a Trieste a causa del suo presidente avventuriero, come un anno fa l’Inter saluta il fallimento di una stagione senza che si veda all’orizzonte un punto di svolta da parte di una società allo sbando.

Il primo tempo è servito al Cagliari a prendere le misure, il confronto chiave sulle fasce, dove Ribeiro copre su Pereira e poi riparte cercato sistematicamente dai compagni, che devono aver visto le ultime due prestazioni di Pereira con Sampdoria e Atalanta e sanno di andare sul sicuro, Jesus e Gargano rattoppano come possono. Sull’altro lato qualsiasi break taglia fuori Cambiasso e Zanetti che non hanno il passo, Silvestre è lasciato solo.

Emblematica l’azione al 34′: Thiago Ribeiro vince il contrasto con Zanetti sulla sinistra e scavalca Cambiasso con un pallonetto andando a servire Cabrera sul vertice, Cambiasso non chiude costringendo a salire Silvestre, s’inserisce Murru sulla sinistra non seguito dall’imperturbabile Zanetti, cross basso per il taglio di Ibarbo andato via a Pereira, che però con un intervento kamikaze in scivolata riesce a salvarsi in corner.

Non aiuta il 4-2-3-1 presuntuoso e suicida scelto da Stramaccioni, con Cambiasso (che si mangia un gol ad inizio partita) e Gargano mediani, trequartisti Alvarez, Kovacic e Guarin, difesa Zanetti-Silvestre-Jesus-Pereira, unica punta superstite Rocchi. Quest’Inter non può permettersi due soli mediani davanti alla difesa, soprattutto se uno dei due (quello pelato) è immobile e ha la presunzione di giocare alto, per poi non riuscire mai a recuperare la posizione, ne’ due esterni alti con scarsa propensione difensiva come Guarin e Alvarez, il primo intento a perdere palloni. Detto di come i due terzini perdano grottescamente il confronto con Ibarbo e Thiago Ribeiro, non prendetevela con i poveri due difensori centrali, che possono affidarsi al solo Gargano, per una volta utile nel suo correre indefesso e però infortunatosi ad inizio ripresa.

Nel primo tempo il Cagliari è accorto e gioca senza centravanti, Ibarbo e Thiago Ribeiro fanno i tornanti, Cabrera (subentrato all’infortunato Cossu dopo soli sei minuti) fa il trequartista e il punto di riferimento più avanzato in fase difensiva, il terzetto di centrocampo (Dessena-Conti-Ekdal) tiene le posizioni così come i due terzini (Perico e Murru). L’Inter con evidente imbarazzo si ritrova a fare possesso palla, gettando in fallo laterale quattro palloni nei primi quattordici minuti nel tentativo di cambiare gioco.

Non c’è che dire, siamo una squadra che dà coraggio agli avversari, che partono prudenti e si scatenano nel secondo tempo diventando spavaldi. Il tempo di capire quanto quest’Inter è cotta e senza filtri a centrocampo e sugli esterni.

Ecco come ha giocato il Cagliari nel secondo tempo: Ibarbo e Thiago Ribeiro passano a fare i centravanti tagliando verso il centro, poi con l’ingresso di Pinilla al posto di Dessena, Cabrera va a fare l’interno destro, ma mantenendo una spiccata proiezione offensiva, Thiago Ribeiro passa trequartista, Ibarbo e Pinilla centravanti con Pinilla che punta dal centrosinistra uno spaesato Zanetti. Prendono coraggio anche Murru e Ekdal che supportano l’azione.

Per capire come il Cagliari arrivi al limite con facilità val la pena di raccontare un’altra azione emblematica: Guarin perde palla in fascia sinistra, Ekdal parte, comico intervento fuori tempo in scivolata di Pereira e lasciatelo lì disteso sul prato, Ekdal taglia verso il centro mandando sull’esterno Kuzmanovic (appena entrato al posto di Gargano), Cambiasso prova a stringere ma si muove come una mummia, alla fine il primo contrasto Ekdal lo trova al limite dell’area dove lo ferma di mestiere Silvestre. L’1-0 nasce invece dall’altra parte, Pinilla riceve e ha tutto il tempo di mettere giù di petto, Zanetti osserva dai tre metri d’ordinanza e lo lascia andare senza nemmeno provare ad andare a stringere, esce Silvestre e tuffo clamoroso di Pinilla che ottiene il rigore. Lo stesso Pinilla trasforma potente e centrale. A questo punto è festa grande per Pinilla che punta ripetutamente Zanetti, d’altronde lasciato solo da un Alvarez che non rientra più e da un Cambiasso fermo nel cerchio di centrocampo. Stramaccioni toglie Cambiasso e prova la carta Nagatomo ala sinistra, con Guarin che si accentra e Kovacic che si abbassa. Non credo che Nagatomo abbia toccato palla, in quei otto minuti che è rimasto in campo, prima di uscire anche lui infortunato. Complimenti a medici e preparatori per quest’annata tonica. Al posto del giapponese dentro Samuel, è lui il nostro trequartista a supporto di Rocchi con Guarin che torna sulla sinistra. Comunque non c’è tempo di ammirare il nostro nuovo trequartista (società, che colpo!), che il Cagliari raddoppia: Perico manda per terra ancora una volta Pereira, sponda di Cabrera sul vertice destro per Pinilla, che attira Guarin e Jesus e libera lo stesso Cabrera che fa uscire Silvetre e va verso il fondo a crossare per l’inserimento di Pinilla, con Kuzmanovic che molla la presa bruciato sul tempo, Zanetti rimane a guardare e Handanovic se lo vede arrivare praticamente addosso, sconfortato non esce nemmeno. Nel finale il Cagliari potrebbe dilagare sulle macerie, ma Ibarbo centra la traversa.

 

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