Dopo due sconfitte consecutive in campionato a S.Siro l’Inter vince a Genova senza meritare troppo, grazie ad un magico Palacio e sapendo soffrire nel secondo tempo. Come al solito gli avversari prevalgono a centrocampo, ma questa volta non trovano la soluzione vincente.
Inter in campo con il 4-3-1-2, centrocampo con Kovacic vertice basso, Zanetti interno sinistro, Gargano interno destro, Guarin trequartista, Cassano seconda punta, Palacio punta centrale, in difesa Jonathan-Ranocchia-Jesus-Pereira. Sampdoria senza Costa e Eder e con il solito 3-5-2, centrocampo giovane e brillante, anche se a volte superficiale con Krsticic regista, Poli interno destro incursore, quasi punta aggiunta, più posizionale Obiang sull’altro lato, bravo a tagliare il campo, sugli esterni non danno grande spinta De Silvestri e Estigarribia, in attacco Sansone a svariare e Icardi punta centrale, in difesa Mustafi, Palombo e Gastaldello, messi da subito in difficoltà da Palacio.
La prima azione della partita ha fatto subito pensare ai soliti inizi di gara passivi, c’è una voragine tra Kovacic e Zanetti, Krsticic passa in mezzo ed è libero di arrivare fino al limite, allarga per De Silvestri che serve l’inserimento di Sansone, non seguito da nessuno, il colpo di testa è debole. L’Inter sembra rispondere, pallone di Guarin a scavalcare la difesa alta e lanciare in porta Palacio che si fa sporcare il pallone da Romero in uscita e poi spara su un difensore. Dopo un paio di spunti di Cassano per Jonathan e Palacio la partita però l’ha fatta sempre la Sampdoria, affondando sulla propria destra: Pereira si abbassa troppo, Zanetti si allarga verso De Silvestri e dà gioco a Poli sull’interno, Obiang taglia da sinistra creando superiorità, mentre Krstcic appoggia la manovra lasciato in libertà da Guarin. Il centrocampo dell’Inter come sempre subisce e il raffronto con quello della Sampdoria è a tratti imbarazzante. Cominciamo dal pressing sul regista basso, mentre Kovacic ha subito addosso Sansone e in seconda battuta Poli, dall’altra parte Krstcic è libero di avanzare lasciato solo da Guarin, che lo pressa ad intermittenza, oppure fa il gesto di seguirlo per poi lasciarlo andare creando una situazione equivoca. Ma ancora di più è nel confronto tra i due interni che si giocano gli equilibri della partita. Poli è in movimento costante e va via a Zanetti in continuazione sgusciando sia sull’interno che sull’esterno, i suoi inserimenti sono fermati da Ranocchia e Jesus al limite dell’area, secondo l’arbitro non fallosamente. Sull’altro lato Obiang pecca di superficialità, ma quando vuole si sbarazza di Gargano e ha un buon numero di giocate, sia lui che Poli pressano alti e danno soluzioni a Krsticic, in più c’è Sansone vera punta di movimento che si fa vedere in continuazione, mentre Icardi fa la boa-suggeritore, manca chi vede la porta d’istinto, anche se Handanovic è impegnato due volte da Icardi e Krsticic. Dall’altra parte il povero Kovacic non ha nessun inserimento da parte di Zanetti e Gargano, sempre bassi e prevedibili, Cassano sparisce presto e Guarin è inaffidabile, l’unico a smarcarsi è Palacio.
Vuoi però che nel momento più inaspettato l’Inter passi in vantaggio, siamo al 42′, tutto nasce da una gran giocata di Kovacic che va via a Sansone con un dribbling da fermo e a Icardi sul breve, appoggio a Zanetti che allarga a Pereira, Cassano porta via De silvestri sulla sinistra e crea lo spazio per Pereira, cross dal vertice, Palacio si sgancia tra Palombo e Gastaldello e gira di testa trovando Romero in ritardo, l’Inter chiude così il primo tempo in vantaggio.
Secondo tempo con Stramaccioni che inverte le fasce tra Zanetti e Gargano, che riesce a contenere un po’ meglio Poli. Dopo dodici minuti Jonathan non ce la fa e lascia il posto a Silvestre, si passa ad un 3-4-1-2 con Zanetti e Pereira esterni e Kovacic e Gargano interni, Silvestre si posiziona tra Ranocchia e Jesus. Handanovic è bravo sul tiro a giro di Sansone, che poi lascia il posto ad un più imballato Maxi Lopez. L’Inter con il passare dei minuti impara a soffrire e difende il vantaggio con grinta, Stramaccioni capisce il contesto e toglie Cassano per Kuzmanovic, si chiude con un 5-3-1-1 con centrocampo Kuz-Kovacic-Gargano, Zanetti e Pereira sulla linea dei difensori. Gli assalti della Sampdoria sono a tratti troppo eleganti e a tratti troppo frenetici, manca la giusta scelta nelle conclusioni, Handanovic comunque c’è sempre. Solo al 92′ Jesus lancia in contropiede Palacio, le sue finte di corpo in corsa sono una bellezza, lascia sulla strada Palombo e Gastaldello e mette a terra Romero prima di infilarlo.