Il libro di Garlando sull’Inter
La storia dell’Inter raccontata da un nonno a suo nipote, questa l’idea e l’intreccio che il giornalista Luigi Garlando ha creato con le vicende della famiglia Redaelli nel suo romanzo “Ora sei una stella”, edito da Oscar Mondadori e scritto nel 2007 sull’onda dell’emozione per la scomparsa di Giacinto Facchetti, infatti il sottotitolo recita “il romanzo dell’Inter, è dallo stile e dall’eleganza del cuore che si riconoscono gli interisti, noi siamo Giacinto Facchetti”
Ambrogio, un nome un programma in una città come Milano, è il nome del nipote di otto anni, Amilcare il nome del nonno, il primo è un cervellone che vuole fare lo scienziato, il secondo è il nonno discolo tifosissimo dell’Inter che convincerà il nipote a diventare nerazzurro attraverso i racconti appassionati di quello che è un vero e proprio romanzo, la storia dell’Inter dal 1908 ad oggi.
Intorno a queste due figure nel microcosmo del quartiere Lambrate di Milano, storica roccaforte operaia del nordest cittadino, c’è un mondo che s’intreccia con la storia d’Italia, tramite gli amici del nonno, ovviamente due vispi vegliardi anche loro che insieme a lui vanno a comporre quasi tutto il panorama politico novecentesco, con il povero Amilcare al centro tra i due fuochi a sinistra del partigiano Vanni, mangia preti e donnaiuolo e il prof alla sua destra, appassionato di storia romana e invece monogamo, così come Amilcare, devoto alla moglie prematuramente defunta Tilde. La brigata dei tre però è unita dalla passione per l’Inter e ricompongono sempre le divergenze politiche, dovendo vedersela con i perfidi milanisti del quartiere.
Sullo sfondo ma in realtà centrale è la figura del “pescecane”, il figlio di Amilcare e padre di Ambrogio, vera e propria pecora bianconera della famiglia, non solo juventino ma anche manager di borsa in una famiglia dalle umili origini e interista (un po’ in controtendenza con le origini borghesi del tifo interista), ma fin qui sembra tutto lineare e scontato, in realtà non tutto è come sembra essere e si scoprirà leggendo che i milanisti di Lambrate non sono così cattivi, che anche i bambini cinesi possono imparare a giocare a calcio e non solo arti marziali, che la governante svizzera non è così severa e che il “pescecane” in realtà nasconde un lutto non elaborato e una sofferenza che lo hanno portato ad allontanarsi dalla famiglia Inter…
Questo romanzo di Garlando in certi momenti rieccheggia lo stile e le ambientazioni dei libri di Stefano Benni e anche certe sue nostalgìe comunitaristiche rispetto a una modernità vista sempre come crudele e asettica, ma poi il libro assume una sua forma, il finale è sicuramente la parte più coinvolgente e interessante di un romanzo che sicuramente ogni interista deve leggere, non solo perchè sono tantissime le pagine dedicate alla storia della Beneamata, ma anche per vedere come va a finire la vicenda della famiglia Redaelli.