Una nostra risposta a un lettore critico della gestione Moratti

Interisti contro Moratti, in difesa di Massimo Moratti e dell’identità interista

Riceviamo una nuova mail dal nostro lettore Diego Stroppa, che ci propone una lettura del corso di Massimo Moratti molto dura che a dire il vero non ci convince del tutto, molto critica sul piano dei risultati, ma ancor più sulla gestione e addirittura sull’identità stessa dell’interismo e della sua anima, del Dna negli anni di Moratti. Facciamo seguito una nostra risposta in fondo alla mail

Moratti immagini recenti
Moratti, il presidente più vincente della storia dell’Inter insieme a suo padre

“Lo stop al campionato per gli impegni delle nazionali che lasciano i tifosi orfani della serie A per una domenica, non potendo offrire spunti direttamente collegati alla giornata calcistica, lascia tuttavia spazio a riflessioni sulla situazione generale del momento in casa nerazzurra.

La storia dell’Inter è fatta di numerosi successi italiani ed europei, ma anche di altrettante stagioni in cui si sono rimediate figure abbastanza ridicole o quantomeno evitabili,(soprattutto in Europa) e di campionati scialbi senza mai essere in lotta per lo scudetto per gran parte della stagione

nuovo logo inter
Il nuovo logo dell’Inter

Spesso le numerose Inter degli anni passati hanno disputato stagioni ben al di sotto delle iniziali attese, pur avendo cambiato uomini e metodi di lavoro, e una motivazione plausibile potrebbe essere cercata nei limiti societari delle gestioni precedenti, intenzionate certamente a costruire una grande squadra in nome del blasone che la contraddistingue, ma incuranti dei fattori ambientali e culturali che hanno da sempre determinato l’imprinting di questa società.

Se a tutto ciò assommiamo la sistematica esaltazione della stampa che accompagna(va) regolarmente le campagne acquisti estive degli anni passati (e spesso anche del presente) finendo per creare un clima di aspettative sovradimensionato alle reali possibilità della squadra, il quadro della situazione è completo, e allo stesso tempo tossico.

Ora che la guida societaria è cambiata molto profondamente, ci si aspetterebbe di conseguenza un cambio di mentalità che possa in qualche modo sovvertire la mentalità degli anni passati, eppure la discontinuità nei risultati, nel bene e nel male continua a farla da padrone sulla falsariga di quanto accaduto in passato.

Logo football town
Maglia inter vintage by Football town

Rimonte clamorose allo scadere, vittorie in extremis al cardiopalma e altre situazioni al limite dell’inverosimile confermano che in ogni caso, l’anima di questa società nel profondo non è ancora cambiata. Non è un caso, infatti, che l’appellativo di „Pazza“ riferito all’Inter sia attuale e applicabile da sempre, tra tifosi, società, televisione e stampa.

La stagione in corso, per scendere nell’attuale, è iniziata in modo deludente con la sconfitta a Reggio Emilia, seguita dal pareggio interno col Torino e addirittura con la sconfitta interna col Parma, e non può essere considerata esente dai pericoli già corsi nel passato, quando per troppe volte si è assistito a lunghi periodi appannamento fisico e mentale con la conseguente mancanza di risultati che hanno poi compromesso le stagioni stesse.

Certamente, a tutt’oggi, è da considerarsi positivo il modo in cui Spalletti è riuscito a raddrizzare una barca che aveva preso inizialmente una brutta inclinazione, risalendo la classifica in campionato e realizzando due vittorie consecutive  In Champions, che danno comunque ossigeno ai tifosi e convinzione all’ambiente, anche se il rischio che si corre è quello di ricadere a specchiarsi nella propria immagine di squadra che vuole diventare grande, ma che ancora al momento non lo è.

Infatti, a differenza di altre grandi squadre che giocano abitualmente la Champions da anni, l’Inter non la disputava da sette stagioni consecutive, e alcuni dei suoi giocatori non l’hanno mai affrontata in carriera. Questo aspetto potrebbe indubbiamente rappresentare un’incognita sulla tenuta fisica e nervosa della squadra in ottica del doppio impegno settimanale, e Spalletti dovrà essere bravo a trasmettere, oltre al resto, la fame necessaria che l’ambiente nerazzurro esaurisce troppo spesso alla svelta dopo una vittoria significativa.

zanetti con la champions
Zanetti alza la champions

Ora arriva una serie di partite maledettamente complicate, con il derby domenica prossima, seguito dalla trasferta di Champions a Barcellona, e infine la Lazio all’Olimpico, assetata di vendetta dopo lo spareggio-Champions perso a Maggio scorso. Non è facile pronosticare quale sarà l’esito di questi scontri decisivi, anche perchè fino ad ora i riscontri arrivati da questa squadra sono abbastanza contradditori, fatti di prestazioni convincenti alternate ad altre in cui si sono persi punti e si è fatto apparentemente dei passi indietro, almeno sul piano della personalità.

La società in questo senso deve essere d’appoggio al tecnico in maniera trasversale, deve puntare al tanto evocato cambio di mentalità e al raggiungimento dei risultati attraverso quella sana rabbia sportiva che storicamente l’Inter ripropone solo in alcuni appuntamenti della stagione, spesso troppo pochi.

Se si riuscirà ad alimentare la cultura della vittoria indistintamente dall’avversario di turno e attraverso un progetto societario (che sembra essere finalmente iniziato) le soddisfazioni aumenteranno, c’è da crederci.

Avanti Inter

Diego Stroppa”

Caro Diego, ho letto attentamente la tua lettera, devo dire che non mi ha convinto del tutto, ma la dividerei in due punti, risultati e anima interista, a sua volta divisa nelle due frasi che mi incuriosiscono di più, la prima, “limiti societari delle gestioni precedenti, incuranti dei fattori ambientali e culturali che hanno da sempre determinato l’imprinting di questa società” e la seconda, “cambio di mentalità che possa in qualche modo sovvertire la mentalità degli anni passati.”

I fondatori dell’Inter

Sui risultati, mi pare che l’Inter di Moratti sia stata una delle più vincenti della sua storia, al pari di suo padre Angelo Moratti. E’ vero però quello che dici, tra il 1999 e il 2005 attraversammo un periodo di gravi delusioni, dovute in parte ad una rete di inquinamento del campionato sportivo definito giornalisticamente “calciopoli”, ma ovviamente non riconducibile solo a quello, basti pensare alle delusioni europee che hai giustamente ricordato. Sicuramente furono commessi errori, ma non li riconducerei solo alla gestione societaria, che sicuramente sbagliò nell’esonerare Gigi Simoni nel 1998, ma non si può definire come mangia allenatori come mi pare tra le righe la definisci. I disastri commessi da Marcello Lippi, che ebbe “carta bianca”, sono sotto gli occhi di tutti, come quelli di Tardelli, inoltre è storicamente infondato parlare di Moratti come un mangia allenatori, anzi, nel caso di Cuper arrivò a sacrificare suo figlio Ronaldo per tenere l’argentino, poi con Mancini il rapporto fu strettissimo e fu il tecnico di Jesi a tirarsi fuori, così come Mourinho, che abbandonò la nave sul più bello, come Leonardo, anche lui tradì lasciando Moratti sul più bello, mentre Benitez aveva tutto lo spogliatoio contro, Stramaccioni fu cacciato dalla nuova proprietà indonesiana e non da Moratti, Gasperini riuscì a perdere con il Novara, forse, a parte Simoni, l’unico altro allenatore ad essere cacciato malamente fu Ranieri. Senza dimenticare la scarsa professionalità di alcuni giocatori, un elemento fondamentale per comprendere gli insuccessi del 1999-2005, come ricordato in vari ricordi come nella biografia di Van der Meyde e altre ricostruzioni, ma anche perchè no l’isteria di una parte della tifoseria, pronta a contestare in ogni momento Moratti in quei anni e totalmente acritica nei confronti dell’indonesiano venuto dopo che di certo non ha esaltato. In fondo però mi pare inutile la caccia al colpevole, credo che nello sport bisogna accettare anche le sconfitte e gli anni bui, sapendo suddividere le responsabilità e consapevoli che alla fine le vittorie poi sono arrivate.

Ma quello che più mi interessa e mi incuriosisce è l’espressione “nei limiti societari delle gestioni precedenti, incuranti dei fattori ambientali e culturali che hanno da sempre determinato l’imprinting di questa società.”

Ora, se si parla di fattori ambientali e culturali esterni, questi non potranno mai dettare l’imprinting di una società, a meno che non si sia soggetti ad una subalternità culturale; l’imprinting di una società è data dai suoi fattori interni, e l’Inter ha da sempre un imprinting fortissimo, dettato dall’essere la squadra della borghesia colta milanese, di cui i Moratti sono una delle massime espressioni, l’internazionalità, la milanesità, lo spirito artistico, elegante, la talentuosità e la cultura dissidente e ribelle. Questo è il Dna dell’interismo da sempre e noi lo difenderemo sempre.

Il biscione

Onestamente non capisco l’affermazione sui media, se compri Ronaldo e poi Vieri e Veron, è normale che i media ti mettano tra le favorite del campionato, non ci vedo nessun complotto.

Ma l’altra frase interessante è sicuramente, “cambio di mentalità che possa in qualche modo sovvertire la mentalità degli anni passati”, il cui riferimento mi pare sia a quel “pazza Inter”, che in realtà mi pare tu associ all’incostanza e l’umoralità, quando invece nella sua connotazione corretta andrebbe secondo me riferito al carattere, alla capacità di fare imprese impossibili che storicamente appartengono al Biscione, dalla rimonta sul Liverpool negli anni ’60, a quella sull’Aston Villa negli anni ’90, passando per il 3-2 sulla Sampdoria negli anni 2000. Ma su pazza Inter ne abbiamo parlato anche QUI

Caro Diego, da parte nostra sarà sempre nostra cura conservare e non sovvertire l’anima dell’interismo, di cui se ti interessa stiamo facendo anche una piccola indagine che puoi leggere QUI

Un caro saluto.

,