Armi di distrazione di massa per l’interista

Ogni volta che l’Inter è in crisi (a volte capita e si può dire Crisi Inter senza che nessuno si offenda?), partono tutta una serie di armi di distrazione di massa che fanno dimenticare al tifoso le cause sportive dei “drammi” sportivi che vive e lo portano a pensare più ad altre questioni extracalcistiche, perchè c’è una rete di scudieri che è pronta a etichettare come “disfattista”, “pessimista”, “voce del nemico infiltrata”, “bipolare”, “masochista”, qualunque critica tecnica, anche quelle prive di qualsiasi acredine e violenza, anche quelle argomentate e oggettive. In particolar modo gli scudi si sono serrati per proteggere due allenatori che in realtà sono risultati particolarmente indigesti al grosso del popolo interista.

Foto particolari di San Siro
Foto calciointer.net

Due allenatori che avevano delle cose in comune, a cominciare dall’atteggiamento presuntuoso e arrogante verso la stampa e la costante tendenza ad autoglorificarsi prendendosi tutti i meriti e scaricando su società e giocatori le colpe. Avrete capito che stiamo parlando di Mazzarri e Spalletti. In realtà gli scudieri, nel difendere due personaggi con simili caratteristiche non si sono resi conto che hanno difeso due vere e proprie mine vaganti e due elementi di divisione all’interno del mondo interista. Ma alla fine vediamo due esempi di come si “tira fuori” dalle responsabilità quello che dovrebbe essere uno dei maggiori responsabili di una squadra di calcio, l’allenatore, e di due armi di distrazione di massa sempre valide, arbitri e giornalisti

Il tabellone del meazzaTiri in porta Il Corriere dello sport mette in primo piano il fatto che l’Inter ha fatto 28 tiri e zero gol contro il Parma, perciò Spalletti dopo la partita ha chiesto conto alla squadra di questo, riporta sempre il quotidiano. Quindi lo schematismo che si mette in moto nella mente di chi non ha visto la partita è: ehi, 28 tiri, ma allora il gioco c’è! quindi bravo Spalletti, ma allora sono i giocatori che non sanno tirare e sfruttare le occasioni! Quindi colpa dei giocatori. Tutto lineare e logico, peccato si tratti di una lucida follia, la realtà è che la maggioranza di questi tiri erano tiri della disperazione da 25-30 metri, tipici di quando non si sa cosa fare con il pallone e non si riesce ad avvicinarsi alla porta, finiti al terzo anello o nei navigli, oppure arrivati stanchi e docili tra le braccia del portiere del Parma dopo il lungo viaggio.

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Possesso palla Ancora il Corriere dello sport, forse tra i tanti media amici di Spalletti il suo migliore amico, ha precedentemente dato anche grande risalto al fatto che l’Inter in queste prime quattro giornate ha uno dei migliori possessi palla della serie A, udite udite, secondo solo alla Juve! Il meccanismo mentale che si vuole indurre nel lettore è lo stesso di sopra. Ma non c’è bisogno del patentino a Coverciano per sapere che il possesso palla è il dato statistico più fuorviante che possa esistere, basta capirlo. Sbandierarlo come se fosse un sinonimo di gioco e dominio è oggettivamente imbarazzante. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di aver visto le prime quattro giornate dell’Inter per immaginare che squadre come Sassuolo, Torino, Bologna e Parma hanno volutamente lasciato il pallino del gioco all’Inter per ripartire in contropiede. Solo il Torino nel secondo tempo, dovendo recuperare due gol di svantaggio, ha preso l’iniziativa, continuando a tenerla tra l’altro anche dopo il 2-2 con l’Inter nel caos. Ma bisogna prima di tutto aggiungere che il possesso palla dell’Inter è un possesso lentissimo, i giocatori cincischiano con la palla tra i piedi senza sapere cosa fare e senza schemi e uno straccio di gioco.

Logo interArbitri Il mancato rigore non assegnato all’Inter contro il Parma ha scatenato un tale putiferio sui social che non capisci se chi lo fa lo fa perchè ci crede o per mascherare i reali problemi dell’Inter o perchè pensa che in Italia per ottenere dei favori o qualcosa del genere bisogna fare così, protestare alzando i toni e buttandola in caciara e tanti saluti allo stile Inter e alla diversità interista. E’ chiaro che il rigore c’era, giusto dirlo per quello che conta, ma per fortuna la società non si è fatta ridere dietro da tutta Italia diramando comunicati al vetriolo, inscenando giornate dell’orgoglio nerazzurro o Vaffa-Day interisti  – come volevano alcuni che sono arrivati a muovere nei confronti della società stessa deliranti accuse di complicità con il “sistema”  – dopo aver perso in casa contro una squadra che definire di serie A è un complimento carino. Nessuno sta qui dicendo in maniera semplificatoria “abbiamo giocato malissimo quindi non parliamo dell’arbitro”, cosa che comunque sarebbe perfettamente lecita e dignitosa anche se a qualcuno non piace, ma il fatto è che proprio un anno fa di questi tempi battevamo la Spal grazie a un rigore che non c’era, assegnato con il Var e invece quest’anno l’arbitro non vede un rigore per l’Inter, che con il Var avrebbe potuto vedere, ma al Var non ci va. A conferma, però, non che il Var non serva a nulla, ma che alla fine l’arbitro può sbagliare anche con la moviola, ma questo non comporta – come hanno deciso gli arbitri italiani – che bisogna abolire il Var o ridurlo ai minimi termini, perchè l’importante è che nella somma delle gare questo strumento limiti al massimo gli errori, diminuendoli rispetto agli anni precedenti, cosa che, dati alla mano, ha fatto nella scorsa stagione prima di essere messo nell’angolino.

Foto di particolare stadio di MilanoDetto che probabilmente tra 20 anni le partite saranno arbitrate da robot e questa rivolta neoluddista della classe arbitrale contro la tecnologia sarà solo un lontano ricordo, bisogna anche rammentare che è proprio la valutazione complessiva e non il singolo episodio che conta, perciò se non vinciamo nulla dal 2011 e facciamo figuracce tutti gli anni con Parma, Crotone, Cagliari, Sassuolo e così via non è per colpa degli arbitri, ma le cause vanno ricercate al proprio interno, nella realtà e non fuori dalla realtà. Tutti gli allenatori vincenti ti diranno che è con il gioco che si ottengono i risultati, poi ci sono quelli che hanno vinto abbastanza, ma non sempre, che ti dicono che se non hai il gioco basta dare un’identità alla squadra, infine ci sono quelli che ti dicono che le partite le decidono gli episodi, ecco, quelli sono gli allenatori che non hanno mai vinto nulla. Poi i tifosi di tutte le squadre sono bravissimi a vedere gli episodi arbitrali a sfavore, magari enfatizzandoli (il mani di Dimarco in realtà in presa diretta nessuno lo ha visto prima dei replay e allo stadio le proteste sono state del tutto ordinarie prima che si scatenasse l’apoteosi su internet; si reclamano due rigori a Sassuolo, ma si fa finta di non vedere il fallo da rosso di Vecino non sanzionato nella stessa partita), mettendo sotto il tappeto gli episodi a favore o minimizzandoli. Detto questo io non credo ovviamente che gli arbitri siano tutte creature pure e incorruttibili, così come non lo sono gli idraulici, i politici, i tifosi e qualunque altra categoria, ma non penso siano tutti venduti e ne’ sono obbligato a pensarlo perchè l’Inter in passato ha realmente subito dei furti, come lo scudetto scippatoci nel 1998, per cui se è stato così deve essere per sempre così e anzi l’interismo si ridurrebbe proprio a questo stato d’essere e di cose.

D’altronde da anni molti militanti interologi spingono l’interismo ad essere la metafora del popolo derubato dalla casta, i proletari sfruttati dai capitalisti della Fiat, i nobili cavalieri in un mondo di mercanti televisivi, i camerati guerrieri contro il complotto ebraico-milanista (tutto vero e sentito), però al di là della fantapolitica e di come ognuno si può raccontare quello che vuole, il problema è quando tutta questa retorica finisce con il fare il male dell’Inter, permeando l’ambiente di una mentalità vittimistica, paranoica, perdente, da eterni sconfitti dalla storia, che poi si ripercuote sulla squadra e sopratutto sulla figura dell’allenatore, che si crea degli alibi o pensa più a dire qualcosa di interista in sala stampa che a far vincere la squadra.

Giornalisti Kattivi E veniamo all’ultima grande arma di distrazione di massa per tenere buono l’interista e compattarlo dietro narrazioni rassicuranti e chiuse. Si perde? L’Inter gioca male? L’allenatore sembra uscito da una commedia grottesca nazional-popolare? L’unica cosa che conta è vietato dire “crisi Inter” ed attaccare la stampa. I più hanno capito che al netto della sua porzione di verità (effettivamente a qualche giornalista l’Inter è antipatica, più quella di Moratti che questa a dire il vero), questo alla lunga diventa solo un giochino per dirottare le critiche e compattare l’ambiente verso il nemico immaginario esterno, ma qualche pazzo ci ha creduto davvero e crede veramente che tutti i giornalisti facciano parte del complotto del sistema contro l’Inter.