Tifosi interisti allo stadio, l’entusiasmo e la delusione
Il ritorno a San Siro dopo tre mesi, l’entusiasmo, la gioia liberatoria, ma poi quel sentore che in fondo la stragrande maggioranza dei quasi sessantamila presenti avesse messo una maschera di fiducia solo di facciata, è bastato difatti il gol di Belotti per far cadere la casa nerazzurra in uno di quei silenzi che dicono più di mille discorsi, quando San Siro ammutolisce così è il preannuncio di una burrasca
Il Meazza riparte da dove si era lasciato e ci accoglie con il consueto quadro, i primi due anelli praticamente completamente pieni, solo qualche seggiolino vuoto al primo rosso, agli angoli dell’arancio, del blu e del verde, pieno come un uovo il secondo anello, all’ultimo viene aperto anche il terzo rosso che porta altri 700 spettatori. Chiuso il terzo verde.
Sono 57500 gli interisti e a occhio i 37000 abbonati sembrano essere tutti al loro posto al 26 di agosto. La sponda granata presenta invece una visuale di 1500 tifosi piuttosto compatti, 500 circa in più della stagione scorsa e qualche bandierone in più. Tanti anche gli striscioni e gli stendardi, ma tutti piccoli e illeggibili, tranne quello “ultras” con il teschio in mezzo. Tra le due tifoserie c’è una forte rivalità nonostante il comune astio per il bianconero e dal settore ospiti si parte subito con un “voi siete come la Juve” sommerso di fischi e “Milano in fiamme”. La curva nerazzurra risponde con un paio di “Toro vaffa” ritmati coi tamburi, ma poi ignorerà nel corso della partita le continue provocazioni dei rivali.
Il clima è perfetto, un venticello di fine estate, che permette ai tifosi di dispiegare le bandiere al vento, un po’ meno del solito a dire il vero e mancano quelle dei Templari Inter club, ci accompagna. All’annuncio delle formazioni fischi ingenerosi per Dalbert, Candreva e Joao Mario, boati per Lautaro Martinez e Nainggolan. La coreografia nerazzurra organizzata dalla società copre quasi tutto lo stadio mentre la curva nord compone coi cartoncini la scritta “Corri e lotta”. A dire il vero ben più importante è il lenzuolone esposto nel prepartita che recita: “Società: Promesse mantenute, richieste tutte rispettate… Mister e giocatori: No scuse, no parole… testa bassa e vincere !!!” Si tratta a ben vedere di una presa di posizione nuova per questo settore dello stadio, impegnato in questi anni nel difendere chiunque sedesse sulla panchina dell’Inter e a criticare e a volte duramente contestare società e giocatori. Ora un cambio di rotta, società promossa e quel “no scuse, no parole”, che sembra proprio rivolto a Spalletti, allenatore che parla tantissimo e domenica scorsa si è aggrappato a terreno di gioco e arbitro per giustificare la sconfitta contro il Sassuolo.
Inizia la partita. Tifo costante da ambedue le parti e gioia incontenibile ai due gol nerazzurri, la curva granata si affievolisce al secondo gol nerazzurro, a bordo campo ecco Mazzarri, una furia e nemmeno una nuvola all’orizzonte, anzi alle spalle del settore rosso il cielo si colora dello stesso colore in un tramonto che fa un tutt’uno con lo stadio.
Purtroppo la ripresa vedrà quello che abbiamo visto e commentato negli altri articoli inerenti la partita, come detto al gol di Belotti cala il silenzio, la nord prova qualche battimani, mentre crescono gli ospiti che suddividono i primi trenta minuti del secondo tempo con tre cori continuati. Spalletti passa tutto il periodo in un dibattito con il suo vice, anzi è un monologo del vice che gli parla nell’orecchio , mentre il tecnico nerazzurro guarda per terra. L’ingresso tardivo di Lautaro fa arrabbiare non poco il pubblico affezionato ai colori della notte e al fischio finale inevitabili piovono i fischi mentre la nord timbra la fine con un “noi abbiamo l’Inter nel cuore”.