Un anno di sparate mediatiche di Spalletti, i suoi errori tattici, la sua arroganza che nasconde insicurezza trasmessa alla squadra e complesso d’inferiorità
L’anno prossimo ci godremo la Champions. Stasera ci godiamo questa vittoria rocambolesca, frutto di tre minuti di follìa della Lazio e di scelte scellerate nei cambi del suo allenatore, dopo un’ora a senso unico in cui la Lazio poteva essere sul 4-1.
Ma nei corsi e ricorsi storici abbiamo assistito prima ad un cambio folle Icardi-Santon durante l’ultimo Inter-Juve da parte di Spalletti (Leggi: Quei cambi che giovano alla Juve) e stasera una sorta di analogìa storica con il cambio folle Immobile-Lukaku di Inzaghi (Leggi: Pazza Lazio). Cosa porti gli allenatori a fare scelte così cervellotiche è un mistero, ma pare che il buon senso dei Trapattoni, dei Bersellini e dei Gigi Simoni sia andato perduto.
Ma con la massima serenità noi diciamo che ha ragione Spalletti quando dice che quarti o quinti non cambia nulla nel giudizio della stagione e infatti, come diciamo da tempo, (Leggi il nostro bilancio della stagione fatto un mese fa in tempi non sospetti) il campionato del “profeta” di Certaldo rimane complessivamente negativo, per scelte tattiche, sostituzioni, gestione, comunicazione mediatica.
Comunque un grazie grande va a Walter Zenga, che settimana scorsa ha fermato la Lazio e oggi se ne va in B con il suo Crotone, noi lo avevamo già ringraziato (Leggi: Grazie Zenga)
D’altronde lungi da noi essere “risultatisti” (vade retro!), Roberto Mancini arrivò quarto due anni fa, Spalletti arriva quarto quest’anno, solo che il regolamento è cambiato, ora va in Champions anche la quarta, che fortuna! Inutile ripetersi su quello che è stato già detto (Leggi: Tutto quello che c’è da dire sulla stagione nerazzurra). Mancini nel gennaio 2016 chiese rinforzi per vincere lo scudetto, Thohir gli comprò Eder. Spalletti ha chiesto rinforzi nel gennaio 2018, gli hanno comprato Rafinha e lui si è lamentato che gli hanno venduto Nagatomo. La differenza è che il “condottiero” di Certaldo ha pubblicamente e apertamente polemizzato con la società per tutta la stagione, poi è passato a dire che i giocatori non avevano carattere, quindi ha sbroccato con “Lo sa anche mia nonna che manca un centrale”.
Gli hanno preso Lisandro Lopez e non lo ha mai fatto giocare. Quindi si è divertito a dire che la squadra non aveva qualità, poi ha spiegato che intendeva qualità caratteriale, ma il must fu a Gennaio, quando si sfogò per un’ora con dei tifosi della Roma, sparando a zero su Suning e “l’ambiente pazzo” dell’Inter, quindi anche i tifosi, che intanto sviolinava in conferenza stampa, magari usando curiosamente le stesse parole che rivolgeva ai tifosi della Roma (Leggi: Le parole di Spalletti ai tifosi), poi prendendosela con il giornalista, che aveva riportato le sue esternazioni, ma senza smentire nulla.
Senza dimenticare l’accusa ai dirigenti, Ausilio e Sabatini, di girare notizie false alla stampa, che gli valse la piccata risposta di Sabatini. (Leggi: Le divagazioni di Spalletti)
Ma la cosa più bella di questo reality-show è stata la sua parte da vittima del sistema mediatico alla novello Mourinho, peccato che tutti i big del giornalismo e dell’opinionismo calcistico, da Sconcerti a Marianella, da Garlando a Bergomi, dalla Gazzetta al Corriere dello Sport, siano schierati all’unisono con lui, promuovendo una campagna mediatica per il rinnovo del contratto, insieme a tutto il plotone di “giornalisti”-tifosi-faziosi delle tv locali, passando per influencers e web social stars.
Noi che, modestamente, abbiamo visto tutte le partite dell’Inter, e non quest’anno, ma da qualche decennio a questa parte, non ci facciamo incantare e nemmeno intimidire e chiudiamo con un’ultima considerazione. La polemica del guru di Certaldo sulla storia dei pali che si trascina stancamente da un anno, onestamente, dobbiamo ammettere che non è molto “figa”, anzi, è roba un po’ da asilo mariuccia, a dirla tutta, mentre l’esultanza isterica alla Malesani di ieri sera è, come direbbe lo stesso Malesani, molto “provinciale”, senza offesa.