Dal calcio la domenica pomeriggio allo spezzatino, idee per il futuro

Gli orari delle partite della prossima stagione, come era il calcio di una volta, la serie A degli anni’80, come sarà il calcio moderno, gli stadi del futuro

Fino ai primi anni ’90 il calcio, la serie A, era tutta la domenica pomeriggio. Ricordo ancora la scadenza degli orari, d’inverno alle 14.30, con i vetri appannati dagli stufati e dai cibi della stagione, invece nei mesi intermedi, con il passaggio dall’ora legale all’ora solare si giocava alle 15, perchè prima nei mesi caldi, ad inizio e fine campionato, si cominciava alle 16, con il sole che non tramontava mai.

Il nuovo stadio del Tottenham

Nessun posticipo, nemmeno uno, nessun anticipo, impensabile il calcio al sabato (mentre in Inghilterra si giocava proprio quel giorno), tutte rigorosamente in contemporanea. Tutte alla radio. Sulla Rai, con Tutto il calcio minuto per minuto. Il binomìo calcio e radio era inossidabile, la Tv aveva il suo spazio, ma quasi marginale: Novantesimo minuto su Rai Uno mezz’ora dopo la fine delle partite con i riflessi filmati delle azioni più salienti in rapida successione, magari seguendo l’ordine alfabetico del Totocalcio, e non quello dell’importanza della partita, poi a seguire su Rai Due il secondo tempo del match-clou e in tarda serata la domenica sportiva, con le immagini delle partite riprese da bordo campo e i primi frammenti di opinionismo calcistico. In mezzo, per i più incalliti, alle 20 su Rai Due Domenica Sprint, con ampio spazio però agli altri sport, emergenti negli anni ’80, dal basket, alla pallavolo passando per il rugby. A dire il vero solo una lunga carrellata di risultati magari facendo vedere le immagini del big-match di ogni disciplina, se non ricordo male.

Una Tv che poteva sembrare ed era naif, con inviati non vestiti da stilisti e spesso maccheronici, ma anche professorali, magari con il riporto sulla testa, ma in realtà per certi versi più innovativa della Tv di oggi fatta di alta tecnologìa, ma in realtà ben più grossolana e volgare. Idee come novantesimo minuto, con i servizi di tutte le partite poco dopo il triplice fischio finale o le immagini da bordo campo alla Ds, rimangono moderne ancora oggi. E i cronisti non urlavano come galli strozzati.

I radiocronisti di Tutto il calcio

Alla radio, invece, voci inconfondibili e autorevoli, profonde e mai sguaiate come quelle di Sandro Ciotti, Cucchi, Ezio Luzzi e Ameri, per tutti “scusa Ameri”, perchè faceva la partita più importante e per questo veniva continuamente interrotto con questo educato apostrofare dai colleghi degli altri campi ogni qual volta arrivava caldo caldo un gol. Ampio spazio anche alla serie B, con squadre come Cremonese, Sambenedettese e Campobasso. A insidiare il monopolio le prime trasmissioni sulle Tv locali, che in realtà riproducevano il modello di Tutto il calcio minuto per minuto, ma in tv, con i faccioni degli inviati ripresi in primo piano a raccontare le partite e magari le immagini entusiasmanti degli spalti, non potendo trasmettere la partita.

Dall’inizio degli anni ’90.. la grande rivoluzione. Le prime pay tv da una parte, che trasmettevano le partite, i primi posticipi alla domenica sera e parallelamente una trasmissione di grande successo sulla Rai condotta da Fabio Fazio dal nome Quelli che il calcio, che forse esiste ancora, per i tifosi più tiepidi, con il calcio raccontato da Vip, cantanti, comici e intrattenitori. A rompere ulteriormente il monopolio anche l’immergere del calcio satirico, con la trasmissione Mai dire gol su italia uno.

Il nuovo stadio del Cagliari

Ma torniamo al programma calcistico. Con il passaggio di alcune partite di coppa dei campioni al martedì sera, rispetto al consueto mercoledì sera, si cominciano a vedere i primi anticipi al sabato, che poi vengono istituzionalizzati; infine negli ultimi anni anche in Italia arriva il monday night, la partita del lunedì sera. Siamo così arrivati a quello che è stato chiamato lo spezzatino, che dalla prossima stagione di serie A si concretizzerà in questo modo: tre partite il sabato, una alle 15, una alle 18 e una alle 20.30. Poi si passa alla domenica e si comincia con una partita alle 12.30, quindi il nucleo della domenica pomeriggio alle 15 ridotto a tre partite, infine una alle 18, una alle 20.30 e la decima partita si gioca il lunedì sera alle 20.30.

I vecchi puristi del calcio di una volta non si scandalizzino, perchè questo calendario è nulla rispetto a quello che succede in Spagna, con ogni singola partita ad un orario diverso, partendo dal venerdì sera per arrivare al lunedì sera. Tanto che anni fa una associazione di mogli spagnole inscenò una protesta contro le televisioni che avevano portato via i mariti, peggio delle amanti. In Inghilterra invece si è mantenuto un forte nucleo centrale di partite il sabato alle 16, che non viene nemmeno trasmesso sulle tv nazionali ma solo all’estero, cominciando però prima con un anticipo alle 13.30 e poi con tre partite la domenica pomeriggio, concludendo con il monday night. Si noti che a parte quest’ultimo nessun match in Inghilterra viene giocato alla sera, per favorire la visione televisiva con il fuso orario in Asia. Anche in Bundesliga resiste un pacchetto forte il sabato pomeriggio, mentre in Francia si gioca principalmente il sabato sera.

Progetto di nuovo stadio del Bologna

Pensando a quello che potrebbe essere in futuro la programmazione della serie A, io credo che si dovrebbe abolire il match del sabato sera, momento in cui gli italiani vanno in pizzeria o in generale escono con gli amici. A mio modo di vedere bisognerebbe rivedere il calendario sulla base delle abitudini del week-end delle famiglie italiane e delle comitive, creando quell’indotto intorno agli stadi moderni fatto non solo di Pub, bar, ristoranti, ma anche cinema, teatri, centri commerciali, sport minori e tutto ciò che serva a creare posti di lavoro e business nell’arco della ristorazione, della cultura, dello sport e dell’intrattenimento. Penso quindi che le partite del sabato si dovrebbero giocare in funzione dell’aperitivo e delle attività del sabato sera, quindi tra le 16 e le 17, in modo da riversare nel postpartita le centinaia di migliaia di persone che vanno allo stadio e in aggiunta amici e familiari nei pub, nei ristoranti, nei cinema, nei teatri, nei palazzetti dello sport e tutt’altro che sorgerebbero intorno ai nuovi stadi. Le partite della domenica invece dovrebbero ruotare in funzione del tipicamente italiano pranzo della domenica, quindi con alcune al mattino, intorno alle 11.30 e le altre poco dopo pranzo, alle 14.30 o alle 15. Infine, per venire incontro alle esigenze televisive, ma sempre e comunque ai ritmi della comunità italiana, si potrebbe pensare ad un unico posticipo della domenica sera, magari la partita più importante, cosa che magari penalizzerebbe chi va allo stadio, come già d’altronde fa, ma ben si combacerebbe con la domenica sera in casa dopo il week-end o nei locali che trasmettono la partita. Il monday night invece lo metterei solo saltuariamente, in quelle settimane in cui non ci sono coppe europee.

Utopia?