La recente partita vinta con la Lazio ci ha riportato a 3 passaggi fondamentali della storia dell’Inter negli ultimi due decenni. Attraverso gli incroci con la Lazio siamo passati dalla finale di Parigi di Coppa Uefa, gioia risarcitoria nell’anno del furto dello scudetto ad opera di chi in quei anni rubava, il 1998, alla vittoria all’Olimpico nel 2010, che suscitò l’indignazione ipocrita delle parti più disparate, ma in fondo congiunte, perchè i tifosi della Lazio quel giorno avevano tifato l’Inter, impegnata nella corsa scudetto con i rivali cittadini della Roma. Storie di gemellaggi e incroci machiavellici del campanilismo, che avvengono da quando esiste il calcio, niente a che vedere con cose brutte come scudetti rubati, doping, calcio scommesse, ma si sa l’indignazione anti-interista in quei giorni montò, ma fu l’occasione della massima compattezza e del massimo dispiegamento della strategia di risposta mouriniana, che ormai ogni tifoso interista in quei giorni aveva fatto sua e assimilato.
In mezzo siamo passati per l’incredulità irremarginabile del 5 maggio 2002, almeno fino a quella sera del famoso striscione “oh nooooooo”, uno degli striscioni più divertenti che si sono visti negli stadi italiani, ma che ad alcuni commentatori sembrò opera del demonio, salvo poi girarsi dall’altra parte quando negli stadi appaiono striscioni e cori razzisti. Quella sera chiudemmo con il 5 maggio 2002, quasi non erano bastati quattro scudetti consecutivi e un triplete che appariva all’orizzonte, ci volle quell’ “oh nooooo” per seppellire anni di ingiustizie, che poco importa se al Milan è concesso far vincere il Brescia e alla Roma far vincere l’Udinese.