Italia-Brasile, Zico e la rovina del calcio


L’ ex campione di Brasile e Udinese è tornato a parlare della mitica Italia-Brasile 3-2 dell’82’, e lo ha fatto così: “Se avessimo vinto quella partita il calcio probabilmente sarebbe stato differente. Dopo di allora, invece, cominciammo a mettere le basi per un calcio nel quale bisogna conseguire il risultato a qualsiasi costo, un calcio fondato sulla distruzione del gioco avversario e sul fallo sistematico. Quella sconfitta non fu positiva per il mondo del calcio.”
E aggiunge: “Il Brasile è una terra fertile per i calciatori, ma dobbiamo cambiare la mentalità nelle squadre giovanili dei club. Sono sicuro che se facessi oggi un provino per una squadra, sarei scartato perchè troppo poco prestante, e basso di statura”. Credo che Zico abbia ragione da vendere in generale, anche se sbaglia ad individuare in quella partita una sorta di peccato originale. Quell’Italia aveva un elevato tasso tecnico, non era una squadra fisica e il contropiede e la rapacità di Paolo Rossi sotto porta non va confusa con il fallo tattico e il calcio muscolare. Gli effetti sul calcio brasiliano però sono stati quelli descritti ed è vero che il Brasile da allora è stato sempre meno spettacolare. Inoltre il quadro che Zico fa del calcio come si è sviluppato negli ultimi anni è veritiero ed è davvero provinciale il tentativo della Gazzetta dello Sport di legare le considerazioni del brasiliano alle sue attuali vicissitudini sulla panchina della nazionale irachena, che secondo il quotidiano rosa lo avrebbero riempito di rabbia e tristezza. Incapace di guardare oltre il proprio orticello anche il corriere della sera, che commenta con un “Quando si dice una sconfitta che brucia”. In verità il gioco distruttivo, così come l’esasperazione del pressing, il calcio muscolare, i falli tattici non sono invenzioni delle frustazioni di Zico, ma una realtà poco divertente. Il calcio vincente dei Capello, dei Lippi e degli Agricola è stato estremamente noioso e non ha fatto bene al gioco del calcio ed al movimento calcistico. Chi invece pare non aver proprio capito le parole di Zico è Paolo Rossi. L’autore della tripletta di trent’anni fa si capisce che difenda quella partita, ma lo fa sostenendo che grazie a quella lezione il Brasile imparò a giocare più coperto e in quel modo vinse altre due edizioni dei mondiali. Ma è proprio quel modo di giocare e la dittatura del risultato che Zico contesta.

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