L’Inter torna forte e c’è chi sente tornare il rumore dei nemici. Questa espressione fantastica fu coniata da Mourinho, nel bel mezzo della tumultuosa battaglia contro la prostituzione intellettuale. Possiamo dire che oggi si sta ripetendo la stessa situazione? O forse ne abbiamo bisogno, convinti come siamo che le battaglie non si vincono più sul campo, ma sul piano ideologico-mediatico? Spalletti ha fatto la sua scelta, sta ripercorrendo le orme di Mourinho, persuaso che questo ne aumenti la sua popolarità in un ambiente che si carica con queste tematiche. Ma davvero la storia si ripete sempre uguale? Alcuni hanno fatto esempi di rumore dei nemici, che a mio modo di vedere rimandano a situazioni, al contrario, particolari: De Rossi che polemizza con Spalletti non mi sembra una espressione di antiinterismo, ma solo lo strascico di una diatriba tutta romana legata alla vicenda Totti. Sarri che la mena col fatto che l’Inter non gioca le coppe, a mio modo di vedere ha a che fare con l’atavico vittimismo dell’allenatore toscano, Inter o non Inter. Il discorso dei pali e della fortuna nelle prime giornate, onestamente mi pare un argomento su cui non mettere il broncio: siamo stati un po’ fortunati nelle prime giornate e poi sfortunati nel proseguio, quando il conto dei legni si è pareggiato e la cosa non è stata più rimarcata. Davvero Spalletti è osteggiato dai media come lo era Mourinho? A me non pare. Così come a me non pare che il fattore mediatico sia più importante del campo di gioco. La verità è che Spalletti ha fatto un grande lavoro sul campo, ma oggi molti tifosi non parlano più di tattica, schemi, lavoro, ma sono convinti che il calcio sia il proseguimento della politica e della guerra ideologica con altri mezzi. Poi, è vero, ci sono quelli che parlano di fogne, ma davvero vogliamo scendere ad un livello così basso? Troppa gente si prende troppo sul serio nel mondo del calcio, tifosi compresi, e i social hanno fatto il resto.