Luciano Spalletti si candida ad erede di Mourinho. Vuole essere il capopopolo, il condottiero, e rispetto all’allenatore portoghese ha uno strumento in più: i social networks. Il messaggio di oggi su facebook lancia un appello all’unità, “non ci sono titolari e riserve, solo i nemici lo pensano, uniti si vince”. I nemici sono il rumore dei nemici di mouriniana memoria. Secondo alcuni sociologi la politica si riduce ad un concetto solo, amici o nemici e Mourinho, da tribuno nerazzurro, lo aveva sintetizzato al meglio. Ora tocca a Spalletti. Il nemico principale dell’interista è il mass media, che mina all’unità monolitica e compatta del mondo interista. Il confine tra realtà e propaganda si fa labile, purtroppo chi segue il calcio sa che in realtà se un giocatore non gioca è triste davvero, magari chiede la cessione, lo stesso Spalletti ha dichiarato che ora bisogna immettere quattro-cinque titolari in più, bisogna coinvolgere le riserve il prima possibile. Sarebbe bello credere ad una realtà semplice, con gli amici, i nemici, l’unità granitica della tua parte, i nemici là fuori, ma la realtà è fatta di sfumature, complessità, pluralità. Spesso i leaders parlano verso l’esterno per lanciare un messaggio verso l’interno, si attacca l’esterno per fare un appello a chi sta all’interno, a non essere troppo scontento se sta in panchina. Tanto vale ordinare un po’ di turn-over per cena.