Premier, allenatori sulla graticola

Da sempre l’Inghilterra è terra di Gossip, divenuto una sorta di hobby nazionale. C’è da dire comunque che spesso ci azzeccano e quindi a volte sono da considerare delle anticipazioni di fatti reali. Nel calcio, il gossip prevalente è l’andirivieni del mercato degli allenatori, che praticamente non conosce sosta e che parte dagli esoneri degli allenatori in carica. Sì, perché anche nel mondo della Premier League è iniziata l’esonero-mania, pur non raggiungendo i livelli dell’Italia (ricordate Zamparini, Cellino e altri che battono veri e propri record di licenziamenti?). Il grande giro di investimenti milionari ha infatti aumentato la competizione, la pressione e quindi nessuno vuole perdere e l’allenatore è il primo a pagare. Registriamo allora gli esoneri di DeBoer, Koeman, Shakespeare, mentre Bilic rischia e altri non possono lavorare tranquilli. Per la Premier siamo al 20% di esoneri, un vero record e dopo solo 9 giornate di campionato. Ma questa settimana è stata la rassegna del viavai di altri allenatori. Il Mirror Sport annuncia l’addio, dopo 22 anni, di Arsene Wenger dall’Arsenal e, per dimostrare che stavolta non è un gossip, riporta la frase dell’allenatore francese, seppur ancora ipotetica, “potrei andare via in estate.” E subito scatta il gossip secondo cui il sostituto sulla panchina dei Gunners sarebbe Max Allegri. Ma non è finita perché i tabloid di Oltremanica lanciano un rumor ancor più clamoroso: il Sun, infatti, lancia il ritorno al Chelsea di Carlo Ancelotti e conseguente esonero di Antonio Conte ormai, si dice, in rapporti sempre più tesi con la Società e alcuni giocatori. Per la verità Ancelotti è stato associato a decine di squadre in queste settimane, ma era a Stamford Bridge ad assistere a Chelsea-Roma e parallelamente Conte ha reagito in modo nervoso e scomposto a queste notizie: “E’ mancanza di rispetto, sono tutte ca**ate”, quasi confermando che la situazione Società-allenatore non è perlomeno delle migliori.

Oggi assistiamo a un super Big Match of the Day ossia Manchester United-Tottenham, entrambe al secondo posto in classifica a 5 punti dal leader Manchester City. E’ la decima della stagione ma gli Spurs mancano per infortunio del top scorer del momento Hurry Kane (13 gol in 12 gare) e per Pochettino è una brutta assenza, anche se l’allenatore argentino ha tentato di sostenere la squadra affermando: “E’ il nostro attaccante principale, uno dei migliori in Europa, ma il Tottenham può battere lo United anche senza di lui”. Ribatte Josè Mourinho dicendo: “Cosa devo dire io che non ho 4 giocatori, specialmente Ibrahimovic e Pogba.” E in questo Mourinho è sempre il numero uno. Si parte con un “italiano” 3-5-2, con grande densità a centrocampo e col Tottenham raggomitolato, ma ammiriamo i difensori Aurier – che segnaliamo all’Inter – e il giovanissimo Winks. Nella prima mezzora è una partita bloccata, molto tattica ma una leggerezza di De Gea offre una grande occasione per gli Spurs ma Sissoko si divora il gol. Poi gioca meglio il Tottenham e ammiriamo Baily per fisico e rapidità, mentre la partita acquista in velocità, finalmente all’inglese, ma sinora appare deludente, in particolar modo da parte dei Red Devils. Ripresa con pioggia e vento crescenti e vediamo un altro United che in pochi minuti manca due grandi occasioni ma è Mourinho che fa cambiare la partita con l’inserimento di Martial e dopo il palo di Lukaku è proprio il giovane francese a segnare da due passi a otto minuti dalla fine. Cambio azzeccato e vittoria importante che porta lo United al secondo posto in solitaria mentre il City vince ancora 2-3 contro il West Bronwich e così le due di Manchester ritornano a guidare la Premier League.