Fischi e fiaschi, frizzi e lazzi, trombe e trombette, ma chi ha fischiato? E sopratutto, a chi? Il povero e giovane Dalbert fischiato a San Siro al suo esordio? Chi può essere così senza cuore? Eppure potrei giurare di non aver sentito nemmeno un fischio ai suoi danni, ma nemmeno un fischiettino, anzi, applausi, sì applausi, di quelli d’incoraggiamento, bonari, benvolenti, dopo due tiri strozzati che il brasiliano ha tentato, senza fortuna a dire il vero, per scrollarsi di dosso la grossa timidezza. E poi incitamenti, applausi ed entusiasmo per il giovane Karamoh fin dal suo ingresso in campo, rumorìo di cartoncini made in China, sventolìo di bandiere made in Milàn, il solito bel clima al Meazza, e la solita brutta partita dei nostri. Fischi? Sì, anche, indirizzati a Candreva e Brozovic, ma sentite l’attaccante laziale cos’ha da dire in proposito: “I fischi e gli applausi fanno parte del mestiere”. Davvero? Ma come, li accetti così, senza polemizzare, senza dividere tra interisti buoni e interisti cattivi, tra veri interisti e falsi interisti? Ma che fai, Candreva, rompi le uova nel paniere all’inquisitore buonista, quello convinto che le cose vanno male da sei anni per colpa dei tifosi? E se avesse ragione lui? Dico lui, Candreva, non l’inquisitore? Un conto sono gli insulti, sempre inaccettabili e da respingere, ma la critica è sempre legittima, il dissenso fa parte di un mondo libero che non a tutti piace, ma è parte dell’identità nerazzurra. Quindi viva Candreva e non fischiate Dalbert, o vi mando l’inquisitore buonista.