Scartato dalla Juve, rinato a Palermo dove si mette in mostra con un gol su punizione ai bianconeri, Tarcisio Burgnich di Ruda detto la Roccia, classe ’39, approda all’Inter nel 1962 e andrà a comporre la mitica difesa della Grande Inter, terzino marcatore, permette a Facchetti di sganciarsi in avanti sull’altra fascia e condivide la stanza con lui nei ritiri: “Non so chi parlava meno” dirà, lettura di libri di storia per lui, romanzi per Giacinto e luce spenta alle 22.30. I tanti infortuni di oggi, spiega, sono dovuti anche allo stile di vita. Roccia è il sopprannome datogli da Picchi, dopo che si rialzò da un violentissimo scontro di gioco come se nulla fosse, mentre l’avversario rantolava a terra. Ma è stato un difensore correttissimo, come tutti quelli della Grande Inter, oggi vede interventi col piede a martello, a forbice, ma anche difensori che non sanno più marcare e professionisti che timbrano il cartellino arrivando un minuto prima degli allenamenti. A 35 anni l’Inter lo considera finito e invece va a vincere ancora una Coppa Italia con il Napoli, poi la lunga carriera di allenatore in provincia, fino al 2001, quando diventa osservatore per l’Inter. In nazionale marca Pelè e scopre che non era umano. Stabilitosi in Toscana con la moglie Rosalba, oggi Tarcisio il calcio lo vede sopratutto in Tv, gli piace Barzagli, difensore vecchio stile, meno Bonucci e Chiellini, sugli attuali giocatori dell’Inter ha espresso una dura condanna.
Fonti “l’Inter dalla A alla Z”, di Vito Galasso, Corriere dello sport, Repubblica.it, Storiedicalcio.altervista.org.