Ivanoe Fraizzoli, presidente dell’Inter tra Angelo Moratti ed Ernesto Pellegrini, rappresentava una milanesità che per alcuni non esiste più, per altri vive ancora in maniera nascosta tra le milioni di persone che vivono questa città. Così almeno se ne parla nel libro “il derby della madonnina”, ricordando nel presidente nerazzurro, “un signore che la milanesità la mostrava nella faccia bonaria, aperta e la diffondeva con la sua parlata larga, inconfondibile…” Un sentire e vedere che portava Fraizzoli a mettere “il Milan al secondo posto, in ordine di simpatia, dopo l’Inter.” Una cosa impensabile oggi, ma assolutamente naturale per chi era nato nella Milano di quei tempi, o meglio, per chi era già anziano nella Milano degli anni ’70-’80. Al termine del derby vinto il 7 marzo 1982, che faceva imboccare al Milan la strada della serie B, Fraizzoli disse che avrebbe preferito un pareggio, perchè per un milanese come lui era impensabile che una squadra della città retrocedesse. Una milanesità, fotografata da Carlo Castellaneta con queste parole: “la professionalità, cioè il culto del lavoro ben fatto, l’intraprendenza, la bonomia, l’adattabilità alle situazioni più diverse. Il risultato di questo mixing è appunto la milanesità, una specie di filosofia della vita basata sulla analisi della realtà, che non tiene tanto in conto le origini sociali degli individui o il censo, quanto il loro attaccamento al lavoro, al piacere del guadagno e insieme alla generosità verso il prossimo, alla mancanza di pregiudizi razziali, religiosi o politici”.
Fonte: Il derby della madonnina, di Figliolia-Grassi-Raimondi, Ed. BookTime.
Nella foto: Fraizzoli in compagnìa di Bersellini.