Da mesi si parla di un’Inter italiana, dell’ItalInter. Il progetto di Suning passerebbe attraverso la scelta dei migliori talenti italiani, da Bernardeschi a Berardi, da Chiesa al sogno Verratti. Tanto si è detto dell’Inter di soli stranieri, ora proprio la proprietà straniera vuole italianizzare la rosa. Un paradosso? La volontà di farsi accettare? Oppure la considerazione calcistica della necessità di un nucleo italiano condizione necessaria per creare una base vincente? Eppure con i soli italiani Materazzi e Balotelli si è vinto un Triplete, vogliamo rinnegare gli Zanetti, i Cambiasso, gli Stankovic? Di rimando giunge un’altra voce. E se fosse stata un’eccezione, quelli erano fuoriclasse, comunque da anni nel campionato italiano, non è una questione di sangue, ma di esperienza. Eppure ancora molti hanno guardato con sospetto e fastidio alla richiesta di italianizzazione, c’entra la politica? Sì, c’entra. Alcuni ci hanno visto del razzismo, che vi importa se sono italiani o meno? ma non era così, è solo un discorso tecnico-calcistico, e poi comunque l’italianità non è mica una cosa razzista o di destra, la questione nazionale ha avuto un valore fondante nei due principali partiti di sinistra del ‘900, nelle teorie di Gramsci, di Togliatti, e anche nel partito socialista, coniugandosi con l’internazionalismo, anche se la sinistra postsessantottina e terzomondista ha sempre guardato con sospetto a tutto ciò che è identificato come patria e discorso nazionale. Ma qui la politica non c’entra nulla, l’Inter di Moratti era esclusa dal mercato italiano dalla rete di Moggi, altrochè, non per scelta, avere degli italiani in rosa garantisce, non certo a priori, la consapevolezza di cosa rappresenta l’Inter per i suoi tifosi, e gli stessi Moratti e Zanetti sono i fautori dell’acquisto di giocatori italiani. E L’Internazionale? Il nostro Dna? Essere fratelli del mondo non va contro la territorialità, ma va insieme. L’orgoglio meneghino e l’internazionalità sono due facce della stessa medaglia.