E’ stato un lungo Juve-Inter, che ha riattivato i fantasmi del passato. La prima sensazione che ho avuto è stata quello di un ritorno di Calciopoli, un incubo già vissuto per tanti anni, sempre pronto a tornare. Ma poi è importante non farsi prendere da una sorte di sindrome prigioniera del passato. Lo scenario è cambiato, anche se è chiaro che ci possono essere dei rimasugli che ogni tanto ritornano, ma una potenza come Suning non viene certo in Italia investendo centinaia di milioni senza aver calcolato i fattori di rischio. Anche il calcio italiano sta diventando globale ed è destinato a spazzare via i vecchi poteri feudali. O almeno così dovrebbe essere. Ai tempi di Moggi si vedeva che c’era una cricca, non paragonabile per fortuna alla situazione odierna, anche se ovviamente ora non è tutto rose e fiori, certi personaggi ci sono ancora e c’è ancora tanto da fare. A mio modesto avviso però le proteste devono essere ben dosate nei tempi, nei modi e nelle sedi giuste, senza buttarla in caciara, senza cadere nelle volgari provocazioni degli Elkann di turno e senza dare l’idea che siano i tifosi o i social network a dettare la linea alla società, ma dando l’idea di una società presente e salda, infine, cosa importantissima, senza distrarre e deconcentrare squadra e allenatore dagli obbiettivi sul campo e dalla prossima partita. Certe proteste di alcuni tifosi rispondono più a logiche interne, hanno l’obbiettivo di mettere pressione alla società nerazzurra stessa, affinchè si presume crei quel clima da soli contro tutti e contro il sistema, del tutto controproducente e masochistico. Onestamente temo proprio che certi toni facciano il gioco di chi dipinge gli interisti come tutti indistintamente dei piangina complottisti e servano ad esaltare più la purezza del sangue dei depositari della fede piuttosto che portare dei benefici alla nostra Inter. L’unico risultato è solo quello di creare un ambiente omologato al suo interno e chiuso in una protesta sterile. La società faccia la società senza condizionamenti, ben consapevole della propria strategia, del proprio ruolo e vada avanti per la sua strada, portando avanti con fermezza le proprie ragioni, ma non abbassando il proprio linguaggio e le proprie prese di posizione a toni da crociata da bar. Quando c’è stato qualcosa di distorto, di corrotto, sono state le inchieste a svelarlo, l’azione silenziosa della società, non le manifestazioni da Cobas del calcio o peggio ancora la violenza verbale e non. Le battaglie vanno combattute con il cervello. Quindi ora testa e cuore alla prossima sfida con l’Empoli, tutti uniti verso un unico obbiettivo, il ritorno in Champions. Amala.